“La legge sui Piccoli Comuni approvata al Senato – che necessita di un approfondimento in primo luogo con i sindaci e i consigli comunali – ha bisogno di essere completata, a livello regionale, per raggiungere l’obiettivo indicato dal Presidente Pittella di una maggiore coesione territoriale, riconoscendo uguali diritti di cittadinanza da Potenza a Terranova del Pollino. Si rafforza e si riattualizza, dunque, la proposta della Uil di definire, all’interno della ‘strategia regione aperta’, la costituzione di quattro o sei Unioni dei Comuni, a partire dal buon avvio delle Unioni già costituite”. E’ quanto dichiara in una nota Carmine Vaccaro, segretario regionale UIL Basilicata per il quale “Serve, dunque, il rilancio dei compiti di governo-guida della Regione, riportando ad una superiore unità ed uniformità il modello policentrico, equi-ordinato e distinto: la Regione stessa, come holding di funzioni alte di governo, la Provincia come ridisegnata per le funzioni di pianificazione di area vasta, e il livello delle Unioni dei Comuni. Il fermento e l’operosità degli amministratori locali è la base su cui innestare una vera riforma regionale del sistema degli enti. Un patrimonio di buone pratiche che le politiche e la gestione ordinaria dei programmi dovrebbe tenere in conto. Il punto è di come intervenire per accompagnare, facilitare e completare il lavoro costituente delle Unioni, con una nuova legislazione regionale che integri le norme originate della legge n.135, per i profili organizzativi e per l’attribuzione di funzioni amministrative da riconoscere agli Enti Locali.
La Regione per il periodo 2014-2020 a valere sui Programmi Operati FESR e FSE e sul Programma di Sviluppo Rurale FEASR ha individuato4 Aree Interne. Si tratta – prosegue il segretario regionale UIL – di far muovere i territori legati alle economie regionali contermini sui diversi ‘lati’ della regione. Le ‘Unioni dei comuni’ lavorano a rinforzare gli ambiti economici, i settori, ad irrobustire le infrastrutture, a fare meglio i servizi. Le materie sono quelle strategiche. La pianificazione territoriale d’area, nel rispetto dei piani provinciali e regionali, le reti infrastrutturali, i servizi sociali comunali e sovra comunali, la tutela e valorizzazione dell'ambiente e il rilevamento dell'inquinamento atmosferico, piani di viabilità, trasporto e traffico comunali ed intercomunali. Occorre fare presto. Nell’immediato è necessario portare subito a compimento nelle Unioni territoriali i livelli e le strumentazioni di piano ora assolutamente separati o non operanti. Il caso della materia forestale è emblematico. L’obiettivo di riformare il settore si può conseguire, in modo complementare, tra Regione ed Unione dei Comuni.
L’idea – spiega Vaccaro – è di far compartecipare le Unioni dei Comuni alla gestione degli interventi forestali, attraverso la redazione dei piani di assestamento forestale. Non solo. Le stesse Unioni possono diventare le entità elementari ottimali di ripartizione territoriale dell’Agenzia agroforestale. Rappresentanze delle Unioni possono essere previste nell’organismo collegiale di direzione dell’Agenzia, ancorandone gli indirizzi di gestione ad una più diretta espressione di base, comunale e territoriale. L’ Agenzia diventa così una struttura di origine e competenza regionale, compartecipata da istanze territoriali. L’Agenzia innestata all’Unione, a parità di risorse e valorizzando gli operatori a disposizione, è cogestita, non appesantita ed è vicina alle dinamiche e ai bisogni del territorio. Essa si va a collocare in uno scenario che vede la Regione come grande contenitore e fattore di nuovi indirizzi, di nuove politiche nel campo agroforestale. Un grande committente. Poi ci vuole la linea della produzione, come avviene nel campo industriale. La prospettiva a cui guardiamo: un vero sistema di cooperazione socio-istituzionale e un patto unitario per realizzare nuove mete dello sviluppo per riformare, riunificare e tenere unite le decisioni emergenti – tra cui la scelta delle Zone economiche speciali, quelle del novo Piano sanitario – con una azione più ordinata, lungimirante, distesa nel tempo, attraverso – conclude Carmine Vaccaro – una fase di cambiamento istituzionale".