Diviso in sei capitoli, è il compendio delle finalità, degli istituti e delle linee di indirizzo. Per il presidente Santochirico “costituisce la base per una più ampia e articolata riflessione fra e nelle forze politiche e nella società civile”
La prima Commissione permanente del Consiglio regionale (Affari istituzionali) ha condiviso e approvato nei giorni scorsi all’unanimità un “Documento programmatico per lo Statuto”, diviso in sei capitoli (Principi, Istituzioni e Società regionale, Sistema politico – istituzionale, Sistema pubblico regionale, Sistema interistituzionale, Sistemi di raccordo), che è il compendio delle finalità, degli istituti e delle linee di indirizzo proposti dall’organismo consiliare per avviare la discussione sulla riforma dello Statuto regionale.
Parere favorevole sul documento è stato espresso dal presidente Santochirico (Pd) e dai consiglieri Mazzeo (Idv), Scaglione (Pu), Sarra (Pdl), Mollica (Mpa), Falotico (Plb), Navazio (Ial), Singetta (Api) e Romaniello (Sel). Il documento “costituisce la base per una più ampia e articolata riflessione fra e nelle forze politiche e nella società civile”, spiega Santochirico annunciando che “nel mese di gennaio saranno organizzati alcuni incontri per un confronto con istanze e rappresentanze del campo economico e sociale, dei settori della conoscenza, della cultura, della ricerca e della formazione, del terzo settore, del volontariato e associazionismo, del sistema delle autonomie, territoriali e funzionali, per raccogliere, attraverso una discussione pubblica e aperta, osservazioni, proposte, indicazioni. A conclusione di questa ampia consultazione, il Consiglio regionale sarà chiamato, fra fine gennaio e inizi di febbraio, ad approvare il testo definitivo del Documento programmatico. Sulla base di esso la I Commissione procederà alla redazione dell’articolato normativo dello Statuto, che dovrebbe essere portato in Consiglio Regionale entro giugno 2012”.
“Pur senza riporvi alcuna attesa messianica né assegnandogli alcun potere taumaturgico o palingenetico – si legge nel documento -, non si può negare che lo Statuto, adottando le soluzioni – nell'ambito dei vincoli costituzionali e ordinamentali statali – che appaiono più coerenti con la storia, le esigenze, le aspirazioni della Regione, è l'atto col quale la regione sceglie il proprio assetto politico – istituzionale, fissa i principi informatori della sua organizzazione e funzionamento, stabilisce le forme di partecipazione dei cittadini all'attività legislativa e amministrativa regionale, definisce il rapporto con il sistema delle autonomie locali, regola i modi di produzione delle norme”.
La riforma dello Statuto viene definita “una necessità e un'opportunità”, per far fronte alle innovazioni istituzionali che “esigono il ridisegno dei poteri, dei raccordi fra organi, dei procedimenti e degli strumenti di indirizzo, attuazione e controllo delle politiche pubbliche”, oltre che per “(re)inverare ruolo e funzione delle istituzioni”.
“L’esperienza del quarantennio trascorso, la riforma del titolo V, le leggi sul federalismo amministrativo e fiscale – si legge ancora nel documento programmatico approvato dalla prima Commissione -, concorrono a rafforzare il convincimento che con il nuovo Statuto la regione deve potenziare il suo ruolo strategico, la sua capacità di conoscenza del territorio e di visione generale, quindi di programmazione e governo di area vasta, di sintesi dell'insieme delle istanze territoriali, alleggerendosi perciò del carico amministrativo diretto, evitando conflitti col sistema delle autonomie locali e funzionali infraregionali, anzi assumendone il coordinamento e sostenendone il potenziamento. Una regione leggera ma più forte, più strategica, più politica, può recuperare le ragioni originarie del regionalismo istituzionale. Una nuova stagione del meridionalismo non può che passare da una più ambiziosa e strategica capacità di governo dei territori, che inevitabilmente trova nel livello regionale la dimensione più adeguata”.
La regione, è scritto ancora nel documento, deve promuovere “un rinnovato patto civile, che chiami a protagonismo e responsabilità i cittadini, singoli o associati, che favorisca e raccolga le poliedriche espressioni di una coscienza democratica, a volte impaziente, sicuramente esigente, ma ispirata dalla volontà di non arrendersi alle tendenze tecnocratiche e autoritarie”.