“L’Italia in chiave di genere (2022-2024)” è il titolo del primo Rapporto biennale redatto dalla Consigliera nazionale di parità, con l’obiettivo di fornire un quadro aggiornato, sistematico e documentato sulle principali dinamiche di genere nel mercato del lavoro.
Dopo il momento di presentazione in Parlamento, la Consigliera nazionale di parità effettiva, Filomena D’Antini, illustrerà i punti chiave della Relazione in un convegno, organizzato in collaborazione con la Consigliera regionale di parità, Ivana Pipponzi, che si terrà a Matera, venerdì 5 dicembre (a partire dalle ore 15) nella sede della Camera di commercio in via Lucana.
La Basilicata è tra le regioni selezionate per il 2025, insieme alla Puglia e alla Lombardia, per ospitare l’evento che prende appunto il nome dal Rapporto sullo stato di attuazione delle norme sulla parità di genere.
Nel triennio analizzato, l’Italia ha registrato segnali positivi nel mercato del lavoro: il tasso di occupazione femminile ha raggiunto il 52,5% nel 2023, in crescita rispetto al 2022 e in netto miglioramento rispetto al periodo pre-pandemico, anche se il gap di genere resta ampio e persistono profonde differenze territoriali tra le regioni del Nord, dove il tasso di occupazione femminile supera il 60%, e quelle del Mezzogiorno, che resta sotto il 40%.
La Relazione, inoltre, affronta il tema delle molestie, delle discriminazioni e della violenza di genere nei luoghi di lavoro. Un capitolo centrale, poi, è dedicato alla certificazione della parità di genere, un riconoscimento per le politiche aziendali di parità che dà diritto a incentivi, aiuti e punteggi premiali nelle gare di appalto. In un focus del convegno le aziende lucane certificate presenteranno le buone pratiche e testimonieranno i buoni risultati ottenuti.
Infine, si parlerà dell’importanza del recepimento, entro il 2026, di due direttive europee fondamentali sulla trasparenza retributiva, per ridurre il divario salariale di genere e sul rafforzamento degli organismi di parità.
“Le discriminazioni – ha dichiarato la Consigliera Pipponzi – non consentono alle donne di esprimere pienamente il proprio potenziale, reprimendo un patrimonio fondamentale di creatività, di idee e di impegno. Ridurre il gap gender nel lavoro, dunque, non è solo una battaglia di civiltà ma il presupposto stesso della crescita economica, sociale e civile del Paese”.
Il convegno è stato accreditato dagli Ordini professionali dei commercialisti, degli avvocati e dei consulenti del lavoro.