Cimadomo (FdI-AN) su aggressione agenti di polizia penitenziaria

intervento di

Marinica Cimadomo, Responsabile Dipartimento Giustizia Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale Basilicata

Gli istituti di pena e le criticità connesse tornano alla ribalta della cronaca lucana con un ennesimo episodio di tentata evasione ed aggressione ad agenti di polizia penitenziaria.
Questa volta lo scenario è l'Istituto penitenziario per minori di Potenza. Durante lo svolgimento di attività sportiva nel campo interno al carcere, tre detenuti hanno cercato di evadere, aggredendo gli agenti presenti. I tre giovani sono stati fermati anche grazie all'intervento di altro personale accorso dalla vicina casa circondariale e, gli agenti aggrediti, sono stati prontamente soccorsi. 
Ancora una volta, dunque, si ripropongono prepotentemente l'emergenza carceraria e le condizioni precarie in cui gli agenti prestano la loro attività all'interno degli istituti di pena. Ad oggi pagano un prezzo troppo alto dovuto al sovraffollamento ed all'indebolimento  del dipartimento che necessita, con carattere di urgenza ed indifferibilità, di una sostanziale revisione ed un significativo rafforzamento.
Il Dipartimento Giustizia FdI-AN Basilicata, nell'esprimere solidarietà agli agenti aggrediti, lancia un ennesimo grido di allarme affinché episodi come quest'ultimo non abbiano a ripetersi e a rinnovarsi in tutta la loro assurda tragicità.
L'intero sistema carcerario va seriamente e meticolosamente potenziato mediante finanziamenti ed interventi idonei a garantire un supporto tanto efficace quanto sicuro. Il dato che sconcerta maggiormente è che episodi simili avvengano negli istituti minorili, laddove la sorveglianza e le misure preventive dovrebbero essere dotate di una diversa e maggiore ristrutturazione, attesa la particolare importanza dei soggetti ivi ristretti.
Insomma il Governo continua a non affrontare degnamente il problema. L'intero sistema andrebbe potenziato altresì da un servizio medico di supporto psicologico ai detenuti minorenni, già duramente provati dallo strazio della detenzione e del processo penale. Tanto affinché sia recuperata la funzione rieducativa della pena, anche e soprattutto ai fini di un efficace reinserimento nella realtà socio-lavorativa, spesso sorda alle istanze ed aspettative dei giovani vessati e penalizzati da strade malamente intraprese e percorse.    

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