“In questo momento serve uno stato più leggero e meno costoso. A questa indispensabile sfida le Province non vogliono sottrarsi. Una strada da percorrere, in tale direzione, potrebbe essere la razionalizzazione delle 107 Province presenti, guardando all’istituzione delle città metropolitane e alla soppressione delle Province coincidenti, assieme al dimensionamento di quelle più piccole. Ciò significherebbe eliminare questi enti per circa 18-20 milioni di cittadini italiani, recuperando efficienza in un Paese nel quale dal finanziamento di un’opera all’apertura del relativo cantiere trascorrono tre anni e ci vogliono 20/25 autorizzazioni. Il tema, dunque, è riorganizzare e rendere efficiente il sistema delle autonomie locali, e non solo tagliare i costi. E tuttavia anche sul tema dei costi occorre ristabilire una corretta interpretazione dei fatti. Abolendo le amministrazioni provinciali non si tagliano 12 miliardi di euro. La gran parte di queste risorse è costituita, infatti, da spese ineliminabili: il personale che dovrà continuare ad essere pagato, 130 mila km di strade che hanno comunque bisogno di manutenzione, o ancora 5000 istituti scolastici da mantenere in sicurezza e rendere più efficienti. Il risparmio coinciderebbe dunque con i 35 meuro spesi per gli amministratori provinciali, mentre continuerebbero a pesare sulla spesa pubblica circa 7000 enti strumentali, i cui cda, nominati dalla politica, costano all’incirca 3 miliardi di euro”.
È quanto ha dichiarato il Presidente della Provincia di Potenza, intervistato questa mattina, assieme al Presidente della Provincia di Salerno Edmondo Cirielli, alla trasmissione “Uno Mattina” in onda su Rai Uno, per parlare della riforma del sistema delle autonomie locali.
“Senza contare – ha continuato Lacorazza – che il ddl del Governo che introduce l'abolizione delle province crea un doppio danno: con il passaggio alle Regioni, cambierebbe il costo complessivo del personale, senza grandi effetti sugli stipendi e con un demansionamento dei dipendenti. Nello stesso tempo, inoltre, si allontanerebbero i lavoratori dal territorio e dai suoi problemi concreti. C’è dunque anche un problema di diritti e di partecipazione. Abolendo le Province si corre il rischio di aumentare la distanza tra istituzioni e cittadini, indebolendo la partecipazione democratica. Del resto il percorso di riorganizzazione del Paese, iniziato con la discussione sul federalismo fiscale, non può prescindere dal ruolo delle autonomie locali, che sono la rappresentanza più vicina alle comunità e ai territori”. (r.s.) bas 03
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