Vicenda Fenice, Navazio: tra sciatteria, latitanza e inganni

“Siamo di fronte ad un groviglio di ricorsi, ordinanze e di velate minacce. Con una bonifica persa nelle nebbie amministrative. Possiamo fermare tutto questo. Iniziando a chiudere Fenice”

&ldquo;La vicenda Commissione di inchiesta sull&rsquo;inceneritore Fenice ha avuto il suo amaro epilogo. Si &egrave; voluto soprassedere, rinunciando dietro lo scuretto burocratico, ad approvare un documento che, con chiari giudizi, punta il dito verso l&rsquo;apparato politico-amministrativo della nostra regione. Lo scorso 31 gennaio avevamo chiesto di votarlo in commissione: in maniera tale da adempiere all&rsquo;articolo 44 del regolamento del Consiglio, per affermare il punto su una discussione che il Consiglio doveva avviare. Ma ci si &egrave; nascosti dietro, anche allora, allo scuretto dell&rsquo;approfondimento tecnico. Come se fossimo piccoli chimici. Avevo visto giusto. Ancora una volta. Purtroppo&rdquo;.<br />A sottolinearlo il consigliere regionale (Ial) il quale fa notare che &ldquo;la relazione finale della Commissione di inchiesta non equivoca. Individua le responsabilit&agrave; con ogni ragionevole certezza nella Regione e nell&rsquo;Agenzia regionale per la protezione dell&rsquo;ambiente (Arpab). Responsabilit&agrave; che ingloba i tanti errori e i comportamenti inqualificabili per una pubblica amministrazione. Sciatteria, latitanza, ed inganni. L&rsquo;attivit&agrave; di Fenice ha inquinato fin dalla sua entrata in funzione; ha continuato, indisturbata, ad inquinare per un decennio e continua ad inquinare&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Siamo stati ingannati &ndash; afferma Navazio – sono stato ingannato nelle mie funzioni di Sindaco della citt&agrave;. Ci siamo fidati di agenzie, di apparati amministrativi, della buona volont&agrave; della politica. Oggi non ci fidiamo pi&ugrave;. Ed aver certificato, seppure in una relazione che non avr&agrave; risvolti amministrativi punitivi, le responsabilit&agrave; ci sembra una magra consolazione. Il tema oggi &egrave; che fare? Siamo di fronte ad un&rsquo; azienda che non &egrave; stata leale con gli apparati amministrativi, sia quelli di controllo che quelli preposti all&rsquo;approvazione dei progetti. Un&rsquo; azienda che ha utilizzato (perch&eacute; in Regione gliel&rsquo;hanno fatta usare) un&rsquo; autocertificazione che non stava in nessuna legge. Una azienda che si aggrappa ai tribunali amministrativi per non risarcire di alcunch&eacute; un territorio dell&rsquo;inquinamento che ha prodotto. Un&rsquo; azienda che, forte di un piano dei rifiuti che la vede come interlocutore principale, continua nella sua azione inquinatrice. Siamo di fronte ad un groviglio di ricorsi, ordinanze e di velate minacce. Con una bonifica persa nelle nebbie amministrative. Possiamo fermare tutto questo. Iniziando a chiudere Fenice. Possiamo anche fare di pi&ugrave; : rivoltare come un calzino il dipartimento Ambiente e l&rsquo;Arpab, allontanando chiunque abbia avuto a che fare con Fenice negli anni passati&rdquo;.<br /><br />&ldquo;C&rsquo;&egrave; molta rabbia &ndash; continua il consigliere regionale &ndash; c&rsquo;&egrave; amarezza e delusione. Per essere stato impotente di fronte ad un mostro che si copriva delle rassicurazioni e degli occultamenti di chi doveva metterci in allarme. Per essere stato ingannato. C&rsquo;&eacute; anche molta paura. Per quello che ci succeder&agrave;, per quello che accadr&agrave; ai nostri figli&rdquo;.<br />&ldquo;Invece &ndash; conclude Navazio – ci attardiamo sugli aggettivi, sulla complessit&agrave; legislativa, sulla contestualizzazione in cui si &egrave; operato, come se nulla fosse successo&rdquo;.<br />&nbsp;&nbsp;

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