“L'esperienza di ieri non è da Paese civile. Gli accessi alla Basilicata sono limitati ai versanti calabrese e pugliese. Un Paese civile non può essere bloccato da temporali, seppure di forte entità. Siamo di fronte a disastri annunciati; all'incuria in termini di governo del territorio; ad un metro di valutazione dell'emergenza ridotto alla sola Protezione Civile, che in questo Paese viene delegata ad occuparsi di tutto, dal terremoto ai mondiali ed alle tristi vicende di cronaca che nulla hanno a che fare con il ruolo della stessa, della quale riconosciamo l'importanza, ma che proprio perché impegnata su tutto e di più non sempre risponde per tempismo; a scelte sbagliate, a partire dall'assenza ingiustificata di una politica agraria, che hanno prodotto l'abbandono di vaste aree extraurbane e, in particolare, rurali. Proprio la Basilicata è fatta di montagna, collina e innumerevoli calanchi. Oggi si allagano i campi con danni incalcolabili proprio per un'agricoltura che, come quella della fascia metapontina, produce eccellenza e che da sempre è il fiore all'occhiello della regione, ma crollano anche le strade. Domani, con il perpetrarsi del forzato abbandono, dobbiamo aspettarci che frani a valle la media collina lucana?”.
Il presidente nazionale della Copagri, Franco Verrascina, originario di Grassano, torna sull'allerta maltempo di questi giorni denunciando la grave situazione constata di persona in Basilicata e ribadendo la posizione della Confederazione sul da farsi.
“Sappiamo da fonti competenti – dice Verrascina – che l'82% dei comuni italiani è a rischio frane e inondazioni, percentuale che sale addirittura al 100% in cinque regioni. Occorre definire ed attuare senza più indugi una seria politica di gestione del territorio, quale migliore forma di prevenzione contro il dissesto idrogeologico che devasta l'Italia. Gli agricoltori, in particolare le aziende che hanno difficoltà a stare sul mercato, possono svolgere un ruolo fondamentale in materia. Ciò a condizione che le istituzioni a partire dal Governo nazionale si impegnino a mantenere in vita quest'agricoltura, con un risparmio del 90% sulla spesa di oltre un miliardo l'anno destinata da vent'anni per correre ai ripari. Non è un caso – conclude il presidente della COPAGRI – che i fatti, anche drammatici, di questi giorni si sono verificati in aree dove se sostenuta da politiche ad hoc sarebbe maggiore la presenza di quest'agricoltura, invece costretta in ritirata dall'assenza di opportunità reddituali in grado di assicurare il sostentamento di aziende e intere famiglie”
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