L’irrisolta “questione meridionale” è, e deve, diventare di nuovo tema nazionale, dopo un lungo periodo dove su di essa era calata una cortina di silenzio. La Uil propone di costituire un rinnovato patto tra l’insieme delle componenti presenti nella nostra società. Una “Alleanza di sistema”, all’interno della quale tutti gli attori del nostro tessuto produttivo – in particolare sindacato, aziende e Governo- possano dare il proprio contributo in un’ottica d’inclusività e di messa in comune delle energie sane di cui l’Italia dispone. E’ quanto evidenzia il segretario regionale della Uil lucana Carmine Vaccaro. Solo tenendo unite e mettendo a fattore comune tutte le esperienze, le capacità e le competenze – evidenzia Vaccaro – si potranno raggiungere quegli obiettivi atti a migliorare il nostro sistema produttivo e con esso a valorizzare il capitale umano italiano. Partendo da questo presupposto, proponiamo di creare, come strumento operativo e come luogo nel quale le diverse esigenze del Paese possono trovare sintesi, una “Cabina di regia” alla quale dovrebbero partecipare rappresentanti del MEF, del MISE, del Ministero del Lavoro e delle parti sociali. Compito di tale organismo deve essere quello di fare una disamina completa dei problemi del nostro Paese e degli ostacoli da superare e, contestualmente, di proporre soluzioni efficaci e condivise. E’ bene mettere in evidenza come al Sud vi siano molte realtà produttive di eccellenza, competitive non soltanto sui mercati nazionali ma anche internazionali, che possono rappresentare un punto di riferimento e rilancio della produttività di tutto il Paese. E’ chiaro, inoltre, che occorre valorizzare la “vocazione dei luoghi”, ma bisogna pensare al Sud come un’unica area geografica per concentrare le risorse verso progetti di sviluppo sovraregionali, e non come la sommatoria di “tanti Sud” o come la semplice somma di 8 Regioni. In ultima analisi, la parola magica che non deve rimanere uno slogan sulla carta è, e dovrebbe essere, “concentrazione”: di risorse, di progetti e di idee.
Tra le idee innovative Vaccaro ne evidenzia alcune.
Razionalizzazione ed efficientamento degli attuali strumenti di politica industriale. Nel nostro Paese esistono diversi strumenti deputati alla gestione degli investimenti pubblici e alla promozione degli stessi. I più importanti sono la Cassa Depositi e Prestiti ed Invitalia Spa. Riteniamo dunque che non sia necessario costituire nuovi enti dedicati ma che sia più utile aggiornare la loro “mission” e, al contempo, semplificare il ricorso ad essi. In particolare, occorrerebbe riordinare l’attuale sistema che prevede oltre 40 tipologie di incentivi alle imprese istituendo un “Fondo unico per gli incentivi agli investimenti e alla ricerca industriale”. Maggiore flessibilità da parte dell’UE circa le politiche economiche. Riteniamo sia necessario scorporare dal deficit le spese sostenute per investimenti pubblici in conto capitale e nel settore della “conoscenza”. Inoltre, consideriamo indispensabile promuovere un migliore utilizzo dei fondi europei, la dotazione per il 2014-2020 ammonta a quasi 51 miliardi di euro 15 comprensivi di cofinanziamento nazionale, al fine di agevolare il loro corretto e completo utilizzo. In particolare per la rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione le risorse ammontano a 5,8 miliardi di euro; per promuovere la competitività delle piccole e medie imprese), vengono destinati 5,6 miliardi di euro
Industria 4.0. È un campo di estremo interesse e delicatezza in quanto andrà nei prossimi anni a ridisegnare e rimodulare l’attuale modo di produrre le merci. Essa rappresenta una sfida alla quale non è possibile sottrarsi, ma per la quale è necessario attrezzarsi al fine di accompagnarne l’attuazione senza subirla. Ma cosa è “Industria 4.0”? Questa espressione è stata usata per la prima volta in Germania nel 2011 e sta a significare la “quarta rivoluzione industriale”, ovvero quella che dopo le macchine a vapore, l’elettricità e l’informatica, dovrebbe portare nuove tecnologie nelle fabbriche. Un futuro tutto da costruire, perché non basta fare entrare in linea di produzione qualche robot in più per poter dire di aver fatto la “rivoluzione”.
Qualificazione del capitale umano, per migliorare qualità di prodotti e servizi. È necessario un grande programma per la promozione e formazione del capitale umano, in particolare quello ad alta specializzazione, in quanto esso rappresenta una delle leve fondamentali per una politica industriale innovativa ed ecologica. Ciò deve avvenire anche attraverso un impegno diretto dell’ANPAL. A tale proposito è fondamentale rendere tale agenzia operativa in tempi rapidi, così come, lo è puntare ad una maggiore efficacia delle politiche attive del lavoro potenziando il “sistema pubblico dei servizi per l’impiego” (in termini di risorse umane, strumentali e finanziarie), rafforzare il sistema “dell’istruzione e della formazione”, con una grande azione cardine sugli Istituti Tecnici Superiori (ITS). È indispensabile, inoltre, individuare le priorità verso le quali indirizzare le politiche industriali del nostro Paese.
Politiche industriali in ambito metalmeccanico. Sono necessari interventi in grado di sostenere lo sviluppo delle attività produttive, supportando la ricerca e l’innovazione di processo e di prodotto. Questo significa dover assumere un approccio diversificato per settori o, per lo meno, per grandi aggregati in funzione delle esigenze produttive, dello stato della tecnologia e dei mercati di sbocco. In particolare, occorrono interventi mirati che incidano, in modo specifico, su diversi comparti: 1. Siderurgia e metallurgia. Essi si collocano nel più ampio ambito dei materiali di base, indispensabili per lo sviluppo di altri settori industriali manifatturieri, che richiedono specifiche politiche energetiche, di risanamento e di riconversione ambientale; 2. Microelettronica. Un settore che appare fortemente indebolito dallo spostamento in Asia e, in misura minore, in America del “governo” della tecnologia della telefonia mobile, ma che ha forti potenzialità, se ben supportato nella ricerca di base e nello sostegno a progetti innovativi, anche in campi contigui quali quelli delle “smart cities” e del controllo delle reti; 3. Settori a “domanda pubblica”. Si tratta di un aggregato abbastanza vasto di attività che spaziano delle produzioni per il trasporto ferroviario a quelle per le reti di energia elettrica e del gas, per le quali la committenza pubblica o “quasi” dovrebbe garantire meccanismi di tutela e valorizzazione delle attività svolte sul territorio nazionale. 4. Automotive e Elettrodomestico. Un progetto di politica industriale per il settore manifatturiero non può non avere una declinazione per i comparti “labour intensive” come quelli dell’Automotive e Elettrodomestico. In particolare, mentre il primo continua ad essere un comparto trainante della produzione e dell’occupazione italiana, al contrario, per l’Elettrodomestico occorre una politica di sostegno che sappia far fronte alla crisi che sta attanagliando il settore. 5. Telecomunicazioni, istallazione impianti, informatica.
Nuovo sviluppo per l’edilizia italiana. Difendere la competitività delle imprese italiane che operano nel settore delle costruzioni complesse e nella gestione delle reti autostradali” in quanto i grandi gruppi italiani delle costruzioni complesse producono oggi l’80% del loro fatturato al di fuori del Paese. È necessario dare un supporto strutturale a queste eccellenze italiane in termini di tutela e di sviluppo favorendo ed incentivando gli investimenti di capitali nel territorio. Politiche di sostegno ed implementazione della rete autostradale avrebbero ricadute importanti in termini occupazionali, consolidando professionalità specialistiche del comparto che risultano essere leader non solo in Italia, ma nel mondo.
migliorare il rapporto tra industria, territorio e ambiente. Bisogna raggiungere un rapporto equilibrato tra attività produttive, tutela della salute, ambiente e crescita di nuove attività economiche. La tematica ambientale può essere, infatti, una straordinaria opportunità di crescita del Paese. Si devono quindi incentivare quei processi che, partendo dalle energie rinnovabili per approdare ai prodotti eco compatibili, hanno conseguito ottimi risultati in termini di introduzione di nuove tecnologie e di innovazione di prodotto e processo.
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