Per il consigliere regionale del Pd “il limite forte di questi anni nel caso di Agrobios è stato quello di attendere, inseguire improbabili emendamenti parlamentari, mantenere contorni indefiniti, evitare o rimandare scelte improrogabili”
“Agrobios è al capolinea? Sono questi l'intento recondito del centrosinistra e il fine reale della previsione in assestamento (articolo 27 legge regionale 4 agosto 2011 n. 17)?”. E’ quanto si chiede il consigliere regionale del Pd, Vincenzo Santochirico.
“Sono interrogativi e questioni – sottolinea Santochirico – posti nei giorni scorsi dal prof. Ribba, ma avvertiti anche dai lavoratori della società e dalla comunità lucana, che meritano risposte. Dico la mia, spero con grande chiarezza, non sottacendo che troppe incertezze e ambiguità non hanno giovato alle sorti della società. E en passant aggiungo, come ho ribadito nettamente nel dibattito consiliare, che su questa vicenda, come su tante altre, il centrosinistra lucano, e quindi il Pd innanzitutto, non possono più consentirsi dilazioni, aggiustamenti, traccheggiamenti. In Agrobios convivono due filoni di attività. Finora, nell'economia dell'Ente, è stato decisivo quello del monitoraggio ambientale, mentre quello che, per missione, era prevalente, ossia la ricerca nel campo delle agrobiotecnologie, è stato residuale (sempre in termini di bilancio). Anzi, come ricostruisce l'ex presidente, Rocco Viglioglia, l'uno serviva a finanziare l'altro. Questa coesistenza, e questo per me è il primo punto di chiarezza, non è procrastinabile, sicuramente non nella dimensione degli ultimi anni. Non lo consentono non tanto l'azione della Corte dei Conti, sulla quale non mi esprimo essendo uno di quelli che si deve difendere in sede giudiziaria per aver affidato indagini ambientali ad Agrobios, quanto la crescita dimensionale, professionale e strumentale dell'Arpab negli ultimi anni e la costituzione del Centro di Monitoraggio ambientale (l'affidamento del Dipartimento Ambiente risale al 2009), previsto dagli accordi Eni, e destinato a confluire nell'Arpab stessa. Ciò significa che va deciso, senza alcun tentennamento, quale deve essere la mission dell'Agrobios”.
“In secondo luogo – continua Santochirico – bisogna definire con altrettanta linearità se Agrobios in futuro deve essere, come in assestamento si è deciso, una società regionale in house oppure no. Tradotto in soldoni, significa che, se lo è, può ricevere affidamenti diretti dalla Regione ma non può concorrere sul mercato. Se non lo è, vale il contrario. Terzo punto. La Regione non può permettersi un centro di ricerca qualsiasi, ma può avere interesse ad averne uno che risponde ad un precipuo interesse regionale e rientra nella sua strategia generale. Ebbene, la Regione si è dotata da un paio d'anni di un Piano strategico dell'innovazione e della ricerca (Sri) imperniato su quattro direttrici, una delle quali è appunto quella delle agrobiotecnologie, peraltro finora ancora in stand by. A mio parere, sarebbe logico e consequenziale che questa linea di azione fosse affidata ad una Metapontum Agrobios dedicata a questo campo di ricerca e attività. Ovviamente, da un lato, per evitare sovrapposizioni e dispersioni, si dovrebbe riconsiderare l'attività in materia dell'Alsia e delle aziende regionali sperimentali. Dall'altro, si dovrebbe capire come scorporare l'attività (risorse umane + beni strumentali + know-how che non vanno assolutamente dispersi) di monitoraggio ambientale da rapportare ad Arpab e Centro di monitoraggio. Queste operazioni (sui cui passaggi tecnico-giuridici sorvolo per ragioni di sintesi) consentirebbero di conservare un centro di competenza (o eccellenza), assicurarne una finalità congrua alla programmazione regionale e coerente con lo sviluppo di un settore fondamentale dell'economia lucana, garantire, almeno nel breve-medio periodo, il finanziamento. Questo processo è, a mio avviso, pienamente compatibile con l'articolo 27 della legge di assestamento (che prevede che ‘al fine di salvaguardare le funzioni e le attività svolte da Metapontum Agrobios s.r.l. la Giunta regionale verifica le condizioni per il rilancio della società, anche attraverso la ridefinizione degli obiettivi strategici, delle attività e degli assetti’), che perciò non deve essere letto e vissuto come il De Profundis di Agrobios. Ma è un percorso che va verificato dal punto di vista economico e giuridico, non escludendo altri possibili soluzioni, che consentano il duplice obiettivo di conservare e valorizzare un patrimonio acquisito di competenze e di avere strumenti operativi efficienti ed economicamente sani. Per fare questo – sostiene Santochirico – dobbiamo evitare la retorica esaltazione della ricerca, la difesa strenua dello status quo, l'ostilità preconcetta verso nuove soluzioni (un conservatorismo strisciante e insidioso in tanta parte del discorso pubblico lucano)”.
“Mi rendo conto – rileva Santochirico – che un atteggiamento simile sarebbe più facile chiederlo se la politica avesse più credibilità e autorevolezza, ma penso e dico da tempo che il modo per riacquistare queste qualità perdute passi proprio attraverso il coraggio di proporre e soprattutto attuare riforme che ridiano all'azione pubblica una funzione propulsiva e innovativa e non conservativa, soprattutto del consenso. Il limite forte di questi anni, proprio nel caso di Agrobios, è stato quello di attendere, inseguire improbabili emendamenti parlamentari, mantenere contorni indefiniti, evitare o rimandare scelte improrogabili. Questo modo di affrontare i problemi deve ritenersi giunto al capolinea. Servono anche, come dice il prof. Ribba, un manager e un comitato scientifico? Non escludo che possa essere utile o necessario (sostengo da tempo che bisognerebbe distinguere nettamente gli enti e gli strumenti operativi regionali fra quelli di rilevanza politica e quelli tecnici e, sulla base di tale distinzione, selezionare anche i profili soggettivi delle loro direzioni). Ma serve, soprattutto, chiarezza su obiettivi e mezzi. E questo è compito della politica. Aver previsto un possibile epilogo (liquidazione) ad una certa data (giugno 2012) con l'accortezza di precostituire sbocchi (destinazione del personale ad Arpab e Alsia), non significa rinuncia, almeno per me, ma obbligo di scegliere hic et inde, assunzione di responsabilita' da esercitare in una cornice definita e in un tempo massimo prestabilito. Ed è ovvio che questo processo esiga, al più presto, un management stabile, motivato e dedito a questa impresa. Altrettanto importante é che questo processo avvenga con il conforto di un confronto trasparente, in modo che le scelte siano sottoposte ad una verifica pubblica. Non a caso ho presentato la proposta, poi accolta, che si ritornasse a esaminare in consiglio la strategia di rilancio di Agrobios che l'articolo 27 affida alla Giunta. E anche le scelte intermedie non dovranno sfuggire a questo rigore, a cominciare dalla richiesta di Cassa Integrazione, che tanta inquietudine solleva. La Basilicata non chiude le porte alla ricerca, non rinnega la volontà di scommettere sul futuro, ma cerca di affrontare queste sfide in un nuovo tempo in cui gli obiettivi programmatici, l'appropriatezza degli strumenti, l'oculatezza della spesa, la responsabilità delle decisioni, sono il terreno privilegiato di una rigenerazione della politica stessa. O almeno, questa é la mia opinione”.