Vignola, pioniere cinema Usa, in mostra a Potenza  

Robert Vignola da Trivigno, divenuto negli States uno dei re del grande cinema americano degli esordi, è il protagonista della mostra che approda a Potenza, nella Cappella dei Celestini nei pressi della Cattedrale di San Gerardo, dal 2 al 6 febbraio, dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 18.

Robert Vignola da Trivigno, divenuto negli States uno dei re del grande cinema americano degli esordi, è il protagonista della mostra che approda a Potenza, nella Cappella dei Celestini nei pressi della Cattedrale di San Gerardo, dal 2 al 6 febbraio, dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 18.
L’iniziativa, che ha il patrocinio del Comune di Potenza e della Lucana Film Commission, – spiegano gli organizzatori –  sarà inaugurata sabato 1° febbraio, alle 17, nella stessa Cappella dei Celestini.
Questo il programma dell’inaugurazione: saluti istituzionali di Vito Bardi, presidente Regione Basilicata e Vincenzo Telesca, sindaco di Potenza. Introduce Margherita Romaniello, presidente Lucana Film Commission; interventi di Roberto Falotico (assessore del Comune di Potenza a Bilancio, Patrimonio, Cultura, Toponomastica, Personale) su “Potenza e i luoghi della cultura tra politiche urbane e valorizzazione territoriale”; Giuliana Muscio (storica del cinema, saggista, già professore ordinario all’Università di Padova, docente alla Ucla di Los Angeles e all’Università del Minnesota a Minneapolis) su “La figura e le opere di Robert Vignola”.
In anteprima nazionale l’esecuzione di brani inediti dai principali film di Robert Vignola eseguiti dal Maestro Paolo Vivaldi. Alle 18 si apre ufficialmente la mostra con fotografie, locandine, documenti.
«Il focus della ricerca è il mondo di Robert Vignola nel contesto del cinema muto americano – sottolineano gli organizzatori – prendendo in esame diversi materiali. Matera Fiction ha trovato un filmato inedito su Vignola negli Stati Uniti, acquisito delle partiture di alcuni suoi film, portato la mostra nelle periferie, sul TIR della cultura».
«La mostra non ha la pretesa di essere esaustiva – puntualizza Giuseppe Papasso curatore della mostra – ma ricostruisce una cultura dispersa. La ricerca comincia a dare piccole risposte per seguire grandi obiettivi».

 

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