Il capogruppo dell’Idv in Consiglio regionale occorre una verifica tecnica rigorosa dell’intero percorso con specifico riferimento ai pozzetti e alle cosiddette valvole di controllo
“La fuoriuscita, in territorio di Bernalda, di petrolio dall’oleodotto Viggiano – Taranto è la dimostrazione che l’intero territorio regionale deve fare i conti dell’impatto con il petrolio e non solo la Val d’Agri dove sicuramente i problemi sono maggiori per la presenza del Centro Oli di Viggiano e dei pozzi”. E’ quanto sostiene il presidente del gruppo Idv alla Regione Nicola Benedetto.
“Diamo atto che in questa occasione – aggiunge – è scattata l’attenzione istituzionale e tecnica adeguata da parte della Regione ma si impone la necessità di un monitoraggio a 360 gradi di tutta l’attività petrolifera nella sua completa filiera, dalla ricerca, all’estrazione, alla raffinazione e al trasporto a Taranto. Le rassicurazioni dell’Eni non sono pertanto sufficienti, tenuto conto che, secondo la prima ricostruzione effettuata dagli uffici regionali la zona interessata alla fuoriuscita del greggio è caratterizzata da terreno argilloso che ha fatto da serbatoio naturale, una situazione non a caso considerata fortunata. Tanto più che da giorni il Comitato Cittadini Attivi di Bernalda, allertato da agricoltori, aveva segnalato un cattivo ed intenso odore di petrolio lungo la statale Basentana in un tratto successivo allo svincolo per Bernalda, in direzione mare, ricevendo informazioni, anche in questa occasione rassicuranti, da personale Eni, su lavori di manutenzione. Se si pensa che l’oleodotto attraversa per ben 136 chilometri i territori delle due province, dove sussistono attività agricole, artigianali, industriali e produttive, non si può ulteriormente sottovalutare i potenziali rischi e che quindi altri casi di fuoriuscita di greggio da pozzetti si possano ripetere”.
“Di qui – è la proposta di Benedetto – la necessità di chiedere all’Eni e alla società che per conto dell’Eni si occupa di gestione e manutenzione del gasdotto una verifica tecnica rigorosa dell’intero percorso con specifico riferimento ai pozzetti e alle cosiddette valvole di controllo. Quando in occasione del dibattito in Consiglio regionale sulla vicenda Fenice ho sostenuto che bisogna evitare di ‘spezzettare’ le varie emergenze ambientali che si registrano o potrebbero registrarsi in entrambe le province – dice Benedetto – qualcuno mi ha dato del “marziano”. L’obiettivo invece per me è quello di adeguare le politiche ambientali regionali, approfondire ed emendare il ddl della Giunta sulla nuova Arpab (non vorrei fosse diventata come l’Araba Fenice), individuare strumenti e azioni che vadano bene in tutte le situazioni di tutela e salvaguardia dell’ambiente, del territorio e della salute dei cittadini, pur riconoscendo in alcuni casi specificità e quindi differenti soluzioni”.
”Registro solo un primo risultato – conclude Benedetto -: l’approccio originario (qualcuno ricorderà Basilicata Mezzogiorno che aveva paragonato la situazione di crescente preoccupazione che vivono le nostre comunità alla lotteria ‘Win for life’) mi sembra superato da parte della Giunta che almeno in queste ore non ha sottovalutato la situazione”.