Il Dipartimento ha già da tempo chiesto conto a Fenice non solo del superamento del Cromo e di altri “nuovi” inquinanti, ma anche di aggiornare l’analisi di rischio per ognuno di questi.
Il sito Fenice è oggetto di un complesso progetto di bonifica, la cui ultimazione richiede ancora prove sperimentali in campo ed in laboratorio, mentre le analisi di monitoraggio delle acque di falda sono costantemente svolte da ARPAB per seguire lo stato evolutivo della qualità della falda, al di là di specifici casi di superamento o di decremento delle singole concentrazioni.
L’inquinamento del sito Fenice è dovuto al rilascio di sostanze inquinanti nel sottosuolo e alla loro permanenza nelle matrici ambientali. I processi di rilascio originari sono bloccati da tempo perché si sono risolte le perdite avvenute in passato. Gli inquinanti originariamente dispersi, fino a quando non saranno definitivamente eliminati con gli interventi di bonifica, resteranno presenti seppure in quantità minore rispetto alle condizioni iniziali grazie alla aspirazione di acqua contaminata dal sottosuolo, che è un sistema non uguale in tutti i punti, perché presenta variazioni sia nelle dimensioni delle particelle che lo formano e sia nella loro composizione chimica che rispetto alla situazione normale è alterata dalla presenza di inquinanti.
L’inquinante influenza la composizione del terreno ed il terreno influenza non solo la distribuzione dell’inquinante ma anche la sua trasformazione nel tempo.
Il cromo esavalente non è un inquinante storico del sito Fenice, mentre il cromo totale è stato riscontrato varie volte. La trasformazione del cromo in cromo esavalente è una delle classiche variazioni in un sistema fortemente instabile che induce ossidazione, mentre la diversità di suolo presente nei vari punti è compatibile con la sua diversa distribuzione.
La questione Fenice potrà dirsi risolta solo quando saranno raggiunti gli obiettivi finali di bonifica. Fino ad allora è necessario monitorare il sito con la massima attenzione e verificare l’evoluzione dell’inquinamento. Per questi motivi il Dipartimento Ambiente ha già da tempo chiesto conto a Fenice non solo del superamento del Cromo e di altri “nuovi” inquinanti, ma anche di aggiornare l’analisi di rischio per ognuno di questi.
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