Fenice, De Filippo: ora sistema affidabile anche su dati passato

Il presidente della Giunta illustra al Consiglio le azioni in campo tra Bonifica, monitoraggi e Tavolo di alta Sorveglianza. “In passato lacune, criticità e poca comunicazione, ma anche elementi su cui è stato possibile basare l’attività”

“La giunta regionale ha offerto la massima collaborazione alla Commissione d’inchiesta su Fenice per contribuire a far chiarezza su quanto purtroppo è avvenuto in passato, mentre ha continuato a portare avanti le attività per garantire sicurezza ai territori, facendo tesoro degli elementi emersi dai lavori della Commissione stessa”. Lo ha detto il presidente della Regione, Vito De Filippo, intervenendo oggi al dibattito sulla conclusione dei lavori della commissione d’inchiesta.
Il presidente della Regione ha dato atto delle attività messe in campo per garantire sicurezza e affidabilità nella conduzione e nei monitoraggi dell’impianto di termovalorizzazione, spiegando come le attività in corso abbiano comunque potuto contare anche su dati dei monitoraggi effettuati negli anni passati, oggetto dell’attività della Commissione d’inchiesta. Relativamente a questo periodo, ha spiegato il presidente, “il quadro che ne è emerso innegabilmente mostra lacune e criticità legate alla messa in campo di Attività di monitoraggio e controllo non formalizzate, ma non per questo del tutto insussistenti: ossia, di funzioni sicuramente esercitate, ancorchè non ritualmente certificate. Una lacuna grave, perché la delicatezza della materia di cui si tratta richiede procedure riconoscibili oltre che affidabili, ma che tuttavia ci consente alla luce dei materiali disponibili di provare a basare le attività future su dati comunque in qualche modo disponibili”.
Tra questi dati, innanzitutto, quelli relativi al “punto di bianco, ossia la situazione ambientale precedente all’entrata in esercizio dell’impianto. “In proposito – ha spiegato De Filippo – va precisato che agli atti del Dipartimento giace apposita documentazione concernente campagne condotte dal Presidio Multizonale Igiene e Profilassi, ancorchè non controfirmata. Ad essa si aggiunga lo studio AGROBIOS circa la “Caratterizzazione qualitativa delle matrici ambientali nell’area industriale di San Nicola di Melfi” anch’esso non rassegnato in forma ufficiale. Inoltre non può essere ignorato che la Regione ha provveduto alla pubblicazione di uno studio sulle matrici ambientali del Melfese (pubblicato nel gennaio del 2000), che può essere considerato il ‘punto di bianco’”.
Parimenti, il presidente ha citato le prescrizioni fatte dalla Commissione sulla Valutazione di impatto ambientale all’atto dell’emissione del decreto che ha dato il via all’impianto, “un elemento – ha osservato De Filippo – che testimonia come la vicenda non si sia articolata in assenza di attenzioni, al punto che recentemente, il Ministero dell’Ambiente con nota del 11.4.2011 (indirizzata per conoscenza alla Regione Basilicata) ha prospettato alla Società Fenice S.p.A. l’esigenza di procedere ad una ricognizione circa lo stato di ottemperanza ‘del quadro prescrittivo di cui al citato Decreto’, in considerazione del tempo trascorso dalla emanazione di tale provvedimento, ed ha richiesto alla stessa Società di ‘fornire un dettagliato resoconto in merito allo stato di ottemperanza delle prescrizioni di cui trattasi, allegando tutta la documentazione del caso’”.
Ancora il presidente ha fatto riferimento ai sopralluoghi, le verifiche e i monitoraggi fatti in occasione delle prove di esercizio dell’impianto stesso, alle analisi eseguite più volte nel tempo da Agrobios, alle caratterizzazioni delle matrici ambientali del Melfese condotta già nel 2000, ai monitoraggi effettuati dall’Arpab e anche ai dati acquisiti periodicamente presso la stessa Fenice.
“Bisogna a tal proposito considerare – ha detto De Filippo – che si discute su quanto rinvenuto, il che non corrisponde necessariamente a quanto effettivamente fatto in quegli anni. Ragion per cui, se ad una mala gestio è lecito alludere, se ne può parlare in termini di inadeguata custodia di una mole di atti riguardanti una vicenda tecnico-amministrativa complessa, non certo in termini di totale omissione dei controlli prescritti. Questo tuttavia senza tacere il dato certo che anche in questo caso la comunicazione dei dati ambientali è assolutamente inadeguata”.
Elementi, quelli raccolti, su cui è stata poi basata l’attività attualmente in corso tesa a bonificare il sito e a sostenere un sistema stabile e affidabile di controlli. Per quanto riguarda la Bonifica, De Filippo ha illustrato il processo partito nel 2009 con la messa in sicurezza e ora rafforzatasi, con una barriera idraulica composta da 46 pozzi e di come l’attività stia procedendo sotto l’attenta regia del comitato di sorveglianza che, dopo non aver approvato il primo progetto presentato da Fenice, ha visto il Comune di Melfi impegnarsi direttamente e in via sostitutiva per provvedere in via sostitutiva alla progettazione delle indagini fuori della proprietà di Fenice.
Attività, queste a cui si sono aggiunte quelle del tavolo di alta sorveglianza Tecnico Scientifica su Fenice istituito dalla Giunta nel novembre 2011 con il coinvolgimento di professori e ricercatori di Istituto Superiore di Sanità, Politecnico di Milano, Università degli Studi di Torino e Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. L’attività del ‘Tavolo ‘, ha spiegato il Presidente, si sta articolando “principalmente su tre fronti, ossia l’analisi dei dati storici del Monitoraggio ambientale (partendo appunto dai dati che abbiamo visto già esserci) lo studio su eventuali ricadute sulla salute umana e una consulenza sulle attività di bonifica”. E su questi diversi aspetti sono state messe in campo osservazioni e nuove progettualità per quel che riguarda il monitoraggio ambientale, analisi sui dati epidemiologici (generali, di genere e con particolare riguardo all’infanzia) e definizione di nuove campagne di sorveglianza. Attività che hanno già prodotto dei dati e che saranno comunque portate avanti. “Sulla base dei risultati preliminari – ha dato atto il Presidente con particolare riferimento agli accertamenti sulla salute umana – il Tavolo è giunto a formulare alcune considerazioni. I dati di mortalità per le patologie oncologiche per le quali è ipotizzato un ruolo eziologico delle emissioni degli inceneritori, mostrano alcuni incrementi nell’area di Melfi-Lavello, ma non vi è coerenza temporale fra la data di avvio dell’impianto e la finestra temporale in cui si sono verificati tali incrementi. Sono stati invece osservati incrementi per alcune cause (in particolare alcuni tumori e malattie neurologiche), che pur non essendo attribuibili direttamente alle emissioni dell’inceneritore, per i motivi temporali suddetti, potrebbero essere legati a diverse fonti di pressione ambientale, in particolare ad esposizioni professionali a metalli e solventi”. Questioni che, indipendentemente da Fenice, saranno ora approfondite con ulteriori campagne di studio più dettagliate e mirate.
E anche sulla Bonifica, il Tavolo di alta sorveglianza è intervenuto supportando la definizione di modelli di interventi efficaci per un’attività, ha precisato De Filippo “Che si pone come obiettivo non il rientro nelle soglie massime di legge, ma l’avvicinamento per quanto più possibile alla situazione originaria”.
Elementi, quelli esposti dal presidente, offerti all’Assemblea senza volontà di costituire una controrelazione. “Queste mie informazioni e considerazioni – ha infatti spiegato De Filippo – non si contrappongono a quelle offerte dal presidente della Commissione d’Inchiesta, Nicola Pagliuca, ma le integrano e testimoniano come il dovere di accertare cosa non ha funzionato ha avuto ed ha come finalità primaria quello di rendere più solido il sistema dei controlli e dei monitoraggi. In questo senso, e senza voler invadere altrui competenze, posso affermare con tranquillità che oggi abbiamo messo in piedi un sistema più affidabile e un percorso tendente a migliorare ancora la qualità dei controlli che possono essere presi a riferimento non solo per la realtà di Fenice e non solo in Basilicata. Questo perché non bisogna sottacere le responsabilità, ma al tempo stesso dobbiamo aver ben chiaro il nostro dovere di fornire certezze ai cittadini che devono trovare nel sistema pubblico un quadro di affidabilità totale che oggi mi sento di dire esiste in pieno”.

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