Per il capogruppo dell’Idv in Consiglio regionale non serve litigare su presidenze e Comuni capofila, ma occorre concentrarsi sulla riorganizzazione degli assetti territoriali per dare efficienza all’erogazione dei servizi pubblici locali
“Invece di litigare sulle presidenze e sulle sedi (comuni capofila) delle Aree Programma, come sta accadendo per quella Metapontino – Collina Materana e come sembra profilarsi per quella Bradanica – Medio Basento, è il caso che l’attenzione e l’impegno degli amministratori locali si concentrino sul loro ruolo e sul rapporto con Regione e Provincia (fino a quando esisterà) per evitare che la soppressione delle Comunità Montane abbia solo dimezzato gli enti intermedi territoriali”. E’ quanto sostiene il presidente del gruppo Idv alla Regione Nicola Benedetto per il quale “l’esordio delle Aree Programma, sia per la spartizione di presidenze e vice presidenze che dei comuni capofila, proprio con la logica di accontentare i partiti maggiori del centrosinistra e del centrodestra, non è dei migliori. Stiamo infatti assistendo – aggiunge – ad un braccio di ferro tra sindaci di Comuni con una popolazione numerosa e sindaci di centri minori come se si trattasse di una gara tra squadre di calcio che possono contare su un numero maggiore di tifosi invece di mettere le basi della cooperazione istituzionale, l’unico strumento in grado di consentire un confronto alla pari con la Regione evitando di continuare a svolgere un ruolo di comparse”.
“La questione vera per trasformare la riforma della governance territoriale da ennesimo proclama a programmi concreti – dice Benedetto – è il trasferimento delle deleghe facendo diventare realmente la Regione ente di programmazione e affidando la gestione agli altri enti del territorio e superando le Province. Non può perciò essere formale la scelta dei partiti della coalizione di centrosinistra di dedicare proprio alle Aree Programma uno specifico capitolo del documento di rilancio dell’azione di governo regionale che ha visto la nomina della nuova Giunta. Ciò perché la riorganizzazione degli assetti territoriali regionali, con la definitiva realizzazione delle Aree Programma, consentirà di dare efficienza all’erogazione dei servizi pubblici locali, che saranno gestiti in forma associata sulla base di bacini territoriali e di utenza ottimali ed al contempo si eviterà di dover ridurre servizi pubblici essenziali, sulla base del sostanziale azzeramento dei trasferimenti dello Stato agli enti locali e dell’inasprimento dei criteri del patto di stabilità interno. Ma non ci possiamo limitare alla riduzione del numero degli enti, passando da 17 Cm a 7 Ap, senza garantire insieme all’abbattimento dei costi della macchina amministrativa, servizi essenziali ai cittadini e condizioni di miglioramento delle condizioni di pianificazione di area vasta. Altrimenti – conclude – le parole d’ordine – governance ed innovazione – resteranno solo degli slogan”.