Le considerazioni del consigliere regionale del Pdl dopo la manifestazione di Libera in merito alla situazione in Basilicata che “non è terra di mafia ma, certamente, il rischio c’è e non è da trascurare”
“Come ampiamente documentato dagli organi di informazione – dice Venezia – alla manifestazione contro tutte le mafie, organizzata dal movimento di Don Ciotti, ha partecipato tanta gente compresi politici, prelati, sindacati, mondo associazionistico e quant'altro; praticamente, un concentrato d'Italia che pacificamente ha invaso la città di Potenza per protestare. Con quella folla, praticamente, marciavano tutti. Considerata la straordinaria e variegata partecipazione, dimenticando momentaneamente i motivi della manifestazione, mi sono chiesto: ma contro chi protestano? Di più, ma se tutti sono in marcia, tutta l’Italia protesta, dove sono i mafiosi? E’ evidente allora chiedersi cosa si intende per mafia, se solo quella siciliana con la lupara o altro, se solo quella delle stragi dei Falcone e Borsellino, degli efferati omicidi dei Dalla Chiesa e Livatino e dei tanti servitori dello Stato, imprenditori o comuni cittadini trucidati in Sicilia, Calabria, Campania o, invece, è altro”.
“Etimologicamente ‘mafia’ non ha una precisa definizione ma, sicuramente, deve essere intesa come un'organizzazione criminale che tende a controllare e condizionare la vita politica, sociale ed economica di una comunità. E al tempo stesso – afferma Venezia – poichè fortemente radicata nel tessuto sociale di tante regioni italiane, in particolare meridionali affette da antiche patologie, disoccupazione ed emarginazione in primis, credo che prima di essere fenomeno esclusivamente criminale sia divenuta fenomeno culturale estendendo le sue propaggini ben oltre i confini della illegalità diventando, in molti casi, sistema e, pertanto, inserito nei gangli importanti della società, compresa la pubblica amministrazione. In quante occasioni, i cittadini si sono scagliati contro i potenti definendoli mafiosi? Questa affermazioni, seppur forti e forse eccessive, sono frutto esclusivamente di esasperazioni o, al contrario, della inconsapevole constatazione di comportamenti sconfinanti nella illegalità? Esiste un limite ben definito, che non sia esclusivamente chiaro per gli addetti ai lavori, tra legalità ed illegalità? Io credo di no, ed ecco perché controllo e condizionamento sono due azioni che, se analizziamo attentamente il significato delle parole, avvengono quotidianamente e costantemente su tutto il territorio nazionale, in particolare in quelle regioni piccole demograficamente e, particolarmente, povere come, purtroppo, la nostra. Certamente non si può affermare che da noi vige un regime mafioso ma, sicuramente, il sistema Basilicata, considerate le sue enormi criticità, è in grado di condizionare e controllare persino le coscienze. Il clientelismo, tanto denunciato dai comuni cittadini ed in tante occasioni persino dagli organi di informazione, non è una forma di condizionamento e di controllo? Reddito di cittadinanza solidale, reddito ponte e tutte le altre forme di assistenzialismo non sono condizionanti? La costruzione, a tavolino, di carriere, la elargizione di prebende, il ricorso costante al commissariamento di Enti pubblici, a consulenze esterne, a nomine dirette non sono autentiche forme di condizionamento? L’impossibilità di accedere ad un posto di lavoro se non dopo l’aver bussato alla solita porta, la negazione delle opportunità, l’assoluta mancanza di certezze non sono anche queste condizionanti? Sbaglio nell'affermare che tutto questo avviene quotidianamente in Basilicata?”.
“Sono convinto di non sbagliare – prosegue Venezia – perché, in otto mesi di attività di consigliere regionale, ho proprio constatato direttamente e con mano tutto quello che ho affermato. La mia preoccupazione è che la grande manifestazione di sabato, se non seguita da una presa di coscienza responsabile della politica, resterà una benefica e salutare passeggiata o una semplice vetrina mediatica. Mi sovviene quello che normalmente si dice e cioè che ai funerali delle vittime di mafia partecipano anche gli stessi mafiosi. Sicuramente, fra i manifestanti non c’erano mafiosi ma persone che forse dimenticano che ogni fenomeno criminale si debella dopo una energica opera di igienizzazione a partire dalle Istituzioni, ecclesiastiche comprese, nelle quali, talvolta, si consumano efferati delitti che non sono, esclusivamente, quelli della soppressione fisica delle persone ma anche quelli che determinano il condizionamento morale dei cittadini fino ad arrivare all’annullamento della dignità degli uomini. Il presidente De Filippo ben ha fatto a partecipare alla manifestazione per rappresentare all’Italia intera che la Basilicata non è terra di mafia ma, certamente, essendo uomo di cultura e di buone capacità, è consapevole che il rischio c’è e non è da trascurare. Non riesco, tuttavia, a comprendere il perchè perseveri, insieme alla sua maggioranza, a seguire una strada sbagliata sia da un punto di vista politico, completamente inefficace e deleterio, sia da un punto di vista morale nel tollerare comportamenti, all’interno degli enti di cui è responsabile, non certamente cristallini”.
“Per questo motivo – ricorda Venezia – ho più volte chiesto di far luce sui tanti lati oscuri dell’azione di governo regionale non con intento inquirente ma con la volontà di verificare e monitorare la macchina amministrativa lucana che, in varie occasioni, presenta inefficienze e gravi lacune. Un tempo ci fu un uomo che accusò la nomenclatura di aver sellato gli asini e posto i cavalli nelle stalle condizionando il libero pensiero. Anche questo è accaduto e accade in Basilicata”.