Quella fu l’ultima mobilitazione popolare nel nome dell’unità nazionale
“Ci lasciamo oggi trent’anni di storia difficile alle spalle. Ma un po’ la Basilicata è abituata alle sfide ardue e a volte impossibili. Perché lì dove c’è il pericolo finiscono per emergere anche le condizioni per conquistare la salvezza.
Il sisma distrusse vite, alterò la geografia dei luoghi, stravolse modelli sociali, suscitò grandi speranze e produsse, in qualche circostanza, laceranti delusioni.
Eppure quelli furono i giorni del volontariato e della solidarietà. Migliaia di giovani accorsero dal Nord nel profondo Sud per sostituirsi in quei primi giorni del dopo terremoto ad una macchina dei soccorsi impacciata, se non addirittura impotente, come riconobbe in un accorato appello televisivo lo stesso Presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Li chiamarono gli angeli del terremoto.
In un Paese ormai diventato poli-anarchico, dove sempre più incalzanti sono i tentativi di dividere l’Italia, quella fu l’ultima mobilitazione popolare nel nome dell’unità nazionale.
Ogni centro raso al suolo ha avuto il suo villaggio trentino, la sua piazza lombarda o veneta, la mensa emiliana: tutti segni concreti di una solidarietà operativa.
Ha un alto valore civile l’invito che oggi rivolgiamo ai volontari dell’80 a ritornare nei centri del cratere per vedere di persona quello che sono oggi quei paesi. Perché 30 anni dopo abbiamo provato almeno a cambiare sanando antichi svantaggi, mostrando dignità, restando Italia, senza mai contrapporci ai luoghi meglio sviluppati del Paese”.
(bas – 04)