Il capogruppo di “Io Amo la Lucania “ in Consiglio regionale interviene sulle scelte fatte nel 2008 in qualità di commissario del Consorzio industriale dopo l’inchiesta del Quotidiano della Basilicata
La vendita nel 2008 di un terreno dell’Asi di Potenza all’Acta, “non è avvenuta sottocosto”, così come era scritto in un titolo del “Quotidiano della Basilicata”. Lo ha detto Alfonso Ernesto Navazio, allora commissario del consorzio industriale ed oggi capogruppo di “Io Amo la Lucania" in Consiglio regionale, in una conferenza stampa che si è svolta oggi a Potenza, nella sede del sindacato del giornalisti. Navazio ha precisato che non contesta il contenuto dell’inchiesta giornalistica condotta dal Quotidiano, ma “il fatto che per due giorni di seguito sia apparsa in prima pagina la mia foto accanto a titoli fuorvianti”, tesi a suo dire “ad alimentare il venticello dell’insinuazione”.
E ricostruisce puntigliosamente la vicenda della compravendita, che fu istruita quando Navazio era appena stato nominato commissario dell’Asi e che rispondeva alla necessità, segnalata dal Comune di Potenza, di poter riunificare in un solo luogo le sedi e le dipendenze dell’Acta, per poter risparmiare sulle spese di gestione. Una necessità che incontrava anche le esigenze di risanamento finanziario del consorzio Asi, che Navazio, neo commissario dell’Ente, ritiene di aver avviato con successo, portando in un anno il passivo dell’Asi da 51 a 27 milioni di euro e producendo, nel 2010, un attivo di 4 milioni di euro. Tornando alla compravendita, Navazio ha poi fatto riferimento ai rilievi ricevuti dai revisori dei conti, che avevano parlato di vendita sottocosto, ed alla sua risposta nella quale ha sottolineato che la vendita è avvenuta ai prezzi stabiliti dal cda dell’ente un anno prima (e che sono ancora oggi vigenti). Tutte le delibere dell’Asi, inoltre, ha spiegato ancora l’esponente politico, erano corredate del parere del dirigente tecnico e del visto di legittimità del direttore generale. Lo stesso che, all’inizio del 2009, ha proposto a Navazio di revocare la vendita perché l’Acta in quel momento non aveva pagato tutte le somme previste (cosa che ha fatto successivamente). Ed al quale Navazio ha risposto che la revoca avrebbe esposto l’Ente ad una serie di contenziosi, e che la stessa struttura tecnica dell’Ente avrebbe dovuto mettere in condizione il commissario di compiere le scelte più opportune.
Queste le risposte di Navazio sugli interrogativi sollevati dall’inchiesta giornalistica. Ma l’esponente politico non si è fermato qui, e si è chiesto (come aveva già fatto in una dichiarazione di ieri) se l’atteggiamento del Quotidiano (che a suo dire pubblica risposte di altri esponenti politici a suoi comunicati senza averli prima pubblicati e resoconti di incontri politici a Melfi ai quali non ha partecipato nessun cronista) non sia legato alle polemiche dei giorni scorsi sulla film commission. E ricorda che in prima Commissione sul provvedimento sono stati approvati 9 emendamenti e 9 raccomandazioni proposti da lui. “L’atteggiamento del Quotidiano è cambiato dopo le mie critiche su questo provvedimento – ha detto Navazio -. Io ho posto a viso aperto dei problemi, peraltro condivisi da altri, e per tutta risposta ho ricevuto una ‘lezione’ di diritto amministrativo. Mentre da tempo le indiscrezioni sul responsabile della nuova struttura erano come il segreto di Pulcinella: tutti indicavano il direttore del Quotidiano per questa carica ma nessuno lo diceva. La stessa risposta di oggi di Paride Leporace conferma indirettamente che ci deve essere un nesso causale fra questa questione e l’atteggiamento del giornale nei miei confronti”.
“Ecco perché – ha concluso Navazio – ho ritenuto di venire qui, nella sede dell’Assostampa, per esprimere in un confronto diretto con i giornalisti il mio disagio di fronte a questo atteggiamento. Saviano ha parlato di inchieste e diffamazione, spiegando che si tende a pensare che ‘tutti hanno le unghie sporche’. Io non ho le unghie sporche. Non è vero che i politici sono tutti uguali, ed io voglio tutelare la mia correttezza e la mia diversità, oltre che difendere la mia città, Melfi, da chi sostiene come Paride Leporace nel suo editoriale di oggi, che sia ‘l’unica abitata da una feroce e violenta criminalità organizzata’”.