Serve confronto per dar vita ad ogni genere di azione e non solo ad azioni di genere
"Dopo aver partecipato stamane alla riunione indetta dal Comitato regionale Pari opportunità, cogliendo così anche l'occasione di ringraziare per l'invito, è doveroso soffermarsi a fare qualche riflessione in merito a quanto discusso. Le quote rosa non rappresentate nei vari organi e organigrammi politici sembrano catalizzare l'attenzione delle donne più che le reali condizioni di difficoltà in cui spesso la donna si trova a vivere nella società civile e nel quotidiano. Quote rosa non rispettate nella composizione della giunta comunale, quote rosa assenti nel Consiglio regionale sono tematiche che dovrebbero passare in secondo piano rispetto a stipendi non equi tra donne e uomini, diritto al lavoro, dimissioni in bianco fatte firmare da datori di lavoro alle donne, difesa reale dalle violenze che, ancora nel 2016, molte di noi subiscono dentro e fuori le mura domestiche". E' questo il commento di Mary Zirpoli, responsabile regionale Pari Opportunità Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.
"Sedersi intorno ad un tavolo e discutere una reale programmazione di azioni da mettere in campo, non solo nell'ambito politico distante oltretutto dalla maggioranza delle donne ma nella società per tutelare le donne nel loro percorso di vita, potrebbe essere un segnale forte da dare ad un mondo spesso cieco rispetto al suo prossimo non sono di sesso diverso.
Lasciare da parte numero di poltrone, beghe politiche, contentini e posizionamento di costrizione servirebbe a ridarci dignità e a far crescere la partecipazione. Siamo dell'idea che il vero problema delle donne siano ancora e purtroppo le donne, spesso nemiche, spesso solitarie nel rincorrere gli obiettivi, spesso manovrate nel gestire il potere.
Non ci servirà un voto di genere (che agevola oltretutto solo i canditati uomini), è necessario far squadra, creare le condizioni per creare uguaglianza pari opportunità per le donne nella società, utilizzare gli strumenti democratici per dimostrare il nostro valore e non diventare strumenti nelle mani del 'genere maschile'. Dialogare, parlare, crescere e non autofustigarci.
Il nostro valore aggiunto non deve diventare una legge ma la forza che coinvolge e stravolge un sistema che abbiamo, col nostro silenzio e le nostre proteste timide, donato agli uomini su un piatto d'argento. Mi auguro ci siano altri momenti di confronto per dar vita ad ogni genere di azione e non solo ad azioni di genere".
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