Per il capogruppo del Psi in Consiglio regionale contribuire alla diffusione sul territorio regionale di queste apparecchiature è una necessità da assumere come impegno anche all’interno del nuovo Piano Sanitario Regionale
“Le parole del presidente della Figc lucana, Piero Rinaldi sulla inadeguatezza nella nostra regione di ambulanze nei campi di calcio dove si giocano le partite e, cosa più grave, anche di quelle strumentazioni tipo il defibrillatore, che potrebbero consentire di avviare da subito un primo soccorso in caso di arresto cardiaco, pesano come macigni soprattutto dopo la tragedia del calciatore Morosini”. E’ quanto sostiene il capogruppo del Psi Rocco Vita sottolineando che “dotare di un defibrillatore le strutture sportive e le scuole della nostra regione, oltre a costituire una esigenza, è un segnale di grande civiltà".
A parere di Vita "il potenziamento della medicina territoriale rappresenta, infatti, un indicatore fondamentale per la sanità del futuro a livello nazionale. La morte improvvisa nei Paesi industrializzati – prosegue – ha una incidenza dell’1 per 1000 abitanti nella popolazione generale. In Italia muoiono 156 persone al giorno, ovvero una persona ogni nove minuti. Nella nostra regione l’incidenza della morte improvvisa è di un decesso ogni 14 ore. L’evento finale della morte improvvisa – specifica Vita – è un’aritmia grave e, più frequentemente, la fibrillazione ventricolare è innescata da una instabilità elettrica a livello miocardico a causa dell’ischemia acuta”.
“Senza entrare ulteriormente nell’ambito delle cause e delle modalità di decesso – aggiunge Vita – è importante ribadire che i luoghi dove si fa attività sportiva e quelli dove vi è una alta concentrazione di popolazione in età giovanile che pure pratica lo sport, sia pure a livello scolastico, debbano essere muniti dei necessari strumenti atti a scongiurare eventi gravi legati allo sforzo fisico, quali arresto cardiaco, perdita di coscienza, arresto respiratorio e della circolazione”.
Vita ricorda di aver presentato nel mese di maggio 2010 un’interrogazione che fa riferimento alla “Legge n.120 del 3 aprile 2001 che ha introdotto l’uso del defibrillatore in sede extraospedaliero, consentendone l’utilizzo oltre che al personale sanitario non medico anche al personale non sanitario che abbia ricevuto una specifica formazione. Il riferimento è, altresì, “alle linee guida del 2003 proposte dalla conferenza Stato-Regioni con le quali si è aperta la strada per l’attuazione da parte delle Regioni, considerando, anche, l’alto numero di soggetti che potrebbero essere salvati qualora la defibrillazione intervenisse entro pochissimi minuti”.
“Contribuire alla diffusione sul territorio regionale dei defibrillatori semiautomatici per il primo intervento nelle emergenze cardiovascolari, così come prevede la legge 120/2001 che consente l'uso di queste apparecchiature anche fuori dagli ospedali e da parte di personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardiopolmonare – conclude Vita – è pertanto una necessità da assumere come impegno anche all’interno del nuovo Piano Sanitario Regionale. Inoltre, in materia di controlli periodici delle condizioni di salute di calciatori, giovani, ragazzi che praticano qualsiasi disciplina sportiva si deve fare di più specie rispetto all’eventualità di malattie congenite che non vengono visualizzate dai più comuni controlli”.