Un progetto di “rete” caratterizzato che svincola la Cultura dall’egida della politica per caratterizzarsi con autonomia, senso di identità e valori condivisi. Oggi a Tito l’inaugurazione del Centro dedicato a Cecilia Salvia
Dare strumenti alla creatività dei lucani, strumenti tanto intesi come strutture in cui fare produzione artistica e aggregazione, ma anche come know-how e training per portare la creatività oltre i confini del tempo libero e fino a quelli del lavoro e dello sviluppo.
Ha seguito questo filo conduttore il programma Visioni Urbane che oggi giunge a uno snodo importante: con l’ultimazione dei cinque contenitori destinati a questa attività (a Matera, Tito, Rionero, San Paolo Albanese e Marconia di Pisticci) prende il via la fase che porterà ad assegnare la gestione degli stessi centri ai privati, esaltandone la progettualità e l’autonomia.
L’intera operazione, dalla ideazione e per tutte le fasi dell’evoluzione sotto la guida di Regione Basilicata e Ministero dello Sviluppo economico, si è caratterizzato proprio per la dominanza delle idee sulla materia, della progettualità dei singoli sulle infrastrutture, che pure sono state messe in campo.
In questo percorso, che ha visto il recupero di cinque immobili in degrado o inutilizzati, Visioni Urbane ha cercato i creativi della Basilicata, li ha messi in rete creando una “community” caratterizzata da un forte senso di identità e da valori condivisi. Ha aperto le porte della Basilicata creativa al mondo, incentivando workshop, seminari e incontri con i massimi esperti nazionali e internazionali. Persino l’individuazione dei siti è nata dall’interazione e dal confronto su un piano di parità tra amministratori locali e utenti, sempre però circoscritta a edifici su cui erano già stati investiti fondi pubblici ma che non sono mai stati fruiti. “Visioni urbane” ha dimostrato l’impegno delle istituzioni ad attuare progetti concreti di recupero di aree urbane che interessano i giovani, i quali, sviluppandoli, possono sperimentare la loro capacità di incidere sul tessuto sociale e di essere artefici della costruzione del proprio destino.
Il gestore dei Centri, selezionato con specifici bandi di gara, dovrà possedere creatività ma anche capacità imprenditoriale. I centri dovranno reggersi con le proprie gambe, svincolandosi dall’egida del “pubblico” per una totale autonomia e dimostrando che la cultura può generare sviluppo, economia ed occupazione.
Una caratteristica originale di Visioni Urbane è sicuramente un diverso concetto di “policy”, un approccio innovativo rispetto a quello canonicamente utilizzato dalla Pubblica Amministrazione nella realizzazione di programmi culturali.
Nella sua attuazione, infatti, la Regione non ha sostenuto singole proposte, ma idee per un progetto collettivo di sviluppo. Ciò significa una politica trasparente, aperta e meritocratica. I lavori di ristrutturazione finanziati con i fondi del Fas (Visioni Urbane nasce da un accordo con il ministero dello Sviluppo economico) hanno guardato all’ecosostenibilità. Da segnalare un accordo con la Società energetica lucana, attraverso il quale si punterà alla sostenibilità energetica. Con l’obiettivo di ridurre all’osso i costi di gestione per le imprese culturali li che animeranno.
L’ex Centro polifunzionale di Tito è stato adeguato per essere fruibile ad una vasta platea di pubblico e di giovani interessati ad esprimersi e far sì che la cultura si trasformi in fonte di occupazione e di sviluppo. Un edificio di 1340 metri, di 10 ambienti e su due piani, che si affaccia su una terrazza naturale a metà strada tra Tito e Potenza, la città capoluogo di regione, che da oggi sarà il “Cecilia centro per la creatività”, in ricordo della dirigente regionale Cecilia Salvia, prematuramente scomparsa da qualche anno, che ha fortemente creduto in Visioni Urbane fino a crearne le basi.
Se i progetti che animeranno i Centri non sono ancora definiti nei particolari, sono però noti i “concept”, intorno a cui sono stati programmati ed eseguiti i lavori di ristrutturazione. Per il “Cecilia centro” di Tito l’idea è quella di “reinventare il futuro”, cioè sperimentare nuove modalità espressive culturali e artistiche.