Venezia: politica sul piedistallo e popolo nella miseria

Il consigliere del Pdl ritiene emblematico che oggi a Matera, mentre gli operai protestavano in piazza, a poca distanza “la nomenclatura discettava su agende digitali ed improbabili quanto fantomatiche ipotesi per lo sviluppo e l'occupazione”

“Quello che è accaduto oggi a Matera è emblematico della grave situazione che attraversano l'Italia e la Basilicata. Classe politica sul piedistallo e popolo nella miseria. Infatti mentre sotto il sole cocente di piazza Vittorio Veneto centinaia di operai della Natuzzi, Calia e Nicoletti protestavano per l'assoluta mancanza di certezze sul loro futuro e per gli inspiegabili ritardi del governo Monti nella sottoscrizione dell'Accordo di Programma per il rilancio del distretto del mobile imbottito, la nomenclatura lucana, con ospite il ministro Profumo, in contemporanea comodamente seduta ed al fresco della ‘Casa Cava’ nei Sassi, discettava su agende digitali ed improbabili quanto fantomatiche ipotesi per lo sviluppo e l'occupazione”. A sostenerlo è il consigliere regionale del Pdl Mario Venezia.

“Da una parte la povera gente, i cassintegrati a 800,00 euro al mese (ancora per poco), dall'altra i colletti bianchi con redditi di milioni di euro all'anno. Sempre più profonda – aggiunge l’esponente del Pdl – è la spaccatura tra governanti e governati, sempre più umiliata è la condizione del Paese reale, in particolare quella del Mezzogiorno e della Basilicata, affamato da un Governo nazionale che risponde esclusivamente ai voleri ed agli interessi della finanza e da quello regionale impantanato nella sua totale incapacità”.

“Egregio prof. Monti, gli imprenditori, gli operai che si suicidano – dice ancora Venezia – non sono tragedie solo dei familiari e dei dipendenti delle loro aziende, al contrario sono un dramma nazionale, sono suicidi di Stato che devono imporle un maggior senso di responsabilità nel governo della Nazione. E' troppo facile aumentare le tasse, imporre crescenti accise sui carburanti, assistere impassibili alla chiusura delle fabbriche, delle aziende. Non era questo lo scenario che aveva promesso agli italiani. La realtà è di un quadro desolante di un'Italia che acquisisce, giorno dopo giorno, sembianze da paese sud americano con una ristretta classe di ricchi a gestire le sorti della moltitudine popolare impoverita da politiche scellerate. La considerazione più preoccupante è che chi ci governa non riesce a comprendere, o peggio non vuole capire che i cittadini sono stremati dall'elevata tassazione, dalla mancanza di reddito, dall'assoluta impossibilità di accedere al lavoro, dai continui licenziamenti, dalla crescente condizione di povertà, soprattutto non vuole capire che stiamo per raggiungere il livello massimo della sopportazione oltre il quale c'è il caos. Questa l'analisi di oggi. La gente è stanca”.

“Nonostante in piazza Vittorio Veneto i sindacati cercavano di calmare gli operai rassicurandoli sull'impegno del prefetto, la stragrande maggioranza dei manifestanti – conclude Venezia – mostrava, comprensibilmente, segni di insofferenza e di intolleranza alle tante vane ed inutili promesse. Le stesse che venivano annunciate nel convegno della nomenclatura. Tante parole, tanta filosofia, in verità chiacchiere a non finire. L'unico impegno dei relatori è stato quello di sparare la sciocchezza più grossa. Caro presidente De Filippo, avresti fatto meglio ad uscire dalla tua reggia e, per una volta, ascoltare la gente che soffre e trarre gli insegnamenti necessari per svolgere il tuo ruolo di nocchiero della barca Basilicata oramai prossima all'affondamento. Certamente, i sondaggi dicono che sei conosciuto dal 99% dei lucani, ma non dicono quello che gli stessi pensano di te e della tua politica”.

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