Unione Comuni, Mattia (Pdl): tavolo politico

Per il consigliere del Pdl “i Comuni non devono subire scelte calate dall’alto sia nella composizione delle Unioni che nella gestione consortile di servizi e nelle mansioni da affidare agli attuali dipendenti”

''E’ positiva l’accelerazione annunciata dal dirigente dell'Ufficio Autonomie locali e decentramento amministrativo, Pasquale Monea, per trasformare le Aree Programma in Unioni di Comuni. Ma prima di procedere è necessario un tavolo di confronto politico specie con il protagonismo dei Comuni perché non subiscano scelte calate dall’alto sia nella composizione delle Unioni che nella gestione consortile di servizi e nelle mansioni da affidare agli attuali dipendenti”. A sostenerlo è il consigliere regionale del Pdl, Franco Mattia, aggiungendo che “questa è l’occasione per mettere fine definitivamente alla riforma delle autonomie locali lasciata a metà d’opera dopo la soppressione delle Comunità montane e l’istituzione delle Aree Programma”.

“Per fortuna ci ha pensato il Governo attraverso il ddl sulla spending review ad imporre alle Regioni tempi rapidi, altrimenti sulla base dell’esperienza delle più volte annunciate riforme di governance territoriale e di settori – continua Mattia – ci troveremmo ancora impantanati nella palude di enti sovrapposti tra loro. Ora la questione di come procedere non può essere affrontata solo sul piano burocratico. Sarebbe riduttivo e vedrebbe mortificate ancora una volta le competenze dei sindaci ed amministratori locali. L’esperienza della Regione Toscana, tra le prime Regioni a varare la riforma delle Unioni tra Comuni e che registra non poche polemiche e rivendicazioni da parte dell’Associazione Nazionale Piccoli Comuni-Anci e da singole Amministrazioni Comunali, in quanto presenta pesanti vincoli all'autonomia dei Comuni, senza garantire vantaggi economici e conferme tecniche di benefici – afferma il consigliere del Pdl – dovrebbe servire da lezione. Proprio l’Anpci-Anci ha dimostrato in Toscana che tali operazioni, studiate a tavolino, generano aumenti di costi e aumentano il numero dei disservizi. Pertanto, l'integrazione fra i Comuni, senza mettere in discussione l'identità di ognuno di essi e senza creare ulteriori apparati e burocrazie, deve prevedere anche, qualora ne sussistano i presupposti, l'esternalizzazione degli stessi servizi convenzionati mediante formule imprenditoriali. Sarebbe auspicabile pertanto, di rinviare l'associazionismo dei servizi pubblici dopo l'approvazione del regolamento sulle procedure istruttorie previsto dal decreto sulle liberalizzazioni o quando ci sarà una maggiore chiarezza in materia”.

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