UILM, FCA: C’È UN RINNOVATO SCATTO DI DIGNITÀ

Intervento di Marco Lomio – segretario regionale UILM Basilicata“I risultati Fca, ben al di sopra dei target previsti, diffusi da Londra sono una prima scossa per l’intero apparato industriale italiano che ci auguriamo si traduca in altri importanti e significativi risultati di questo genere. Siamo di fronte ad un rinnovato scatto di dignità e di orgoglio nazionale che può contare sul contributo determinante dei metalmeccanici. Come Uilm – che fin da subito ha scommesso sulla capacità di competitività del sistema industriale del Paese, ed ha sempre assicurato certezza ed esigibilità dei “patti‟ sottoscritti con Fca – ci godiamo questo momento magico frutto del sacrificio di migliaia di lavoratori. Il mercato dell'automobile premia la Jeep, che per il secondo anno consecutivo supera la soglia del milione di veicoli venduti, portando lo stabilimento di S.Nicola di Melfi alla ribalta dell'economia globale. Melfi, diventa volano del settore dell'automotive e rilancia l'economia del Paese, innescando quell'atteso movimento di rinascita che l'Italia attende ormai da troppo tempo. Per chi non conosca la storia dello stabilimento, questi dati diffusi ieri, potrebbero rappresentare una sorta di paradosso, soprattutto se si pensa alla collocazione geografica e sociale della fabbrica, nata in una regione del profondo sud dell'Italia, che fino ai primi anni 90, non ha mai vantato una vera e propria tradizione industriale. Eppure, se oggi, i suv prodotti proprio qui sfrecciano tra i canyon americani, incarnando il mito del on the road a stelle e strisce, non si tratta certo di fortuna e neppure di un miracolo. E, in proposito, all’ad del gruppo, Sergio Marchionne, che non si accontenta e alza l'asticella degli obiettivi da raggiungere al 2018 riferiti alle ottime le previsioni per Jeep – vendite in aumento a 2 milioni al 2018 rispetto agli 1,9 milioni inizialmente previsti – ribadiamo la nostra idea : lo stabilimento di Melfi della Fca diventi “a marchio Jeep”. Ma parlare oggi dello stabilimento Fca di S.Nicola di Melfi, potrebbe essere facile. Per chi ci ha sempre creduto, lo è sicuramente come raccontare una vittoria costruita giorno per giorno coerentemente, senza lasciarsi influenzare dalle atmosfere passeggere, dalle correnti di pensiero, che viaggiano troppo veloce per cristallizzarsi e che mutano insieme al vento. Investire su Melfi, ha richiesto in questi anni, l'abnegazione e lo spirito di sacrificio che contraddistingue un popolo che ancora oggi concepisce il lavoro come VALORE. Melfi è la dimostrazione che non tutto è perduto, che possiamo ancora sperare di costruire un paese migliore. Melfi è il segno che è a ancora tempo per credere in qualcosa, per difendere ideali e prospettive future. Melfi è l'emblema del sindacato moderno, che dismesse le anacronistiche e ormai sterili lotte operaie, scende in campo per costruire e non per combattere. L’unanime riconoscimento delle potenzialità della Basilicata rimane uno sterile atto di autocelebrazione se non siamo pronti a scendere in campo e a giocare in attacco, se non abbiamo intenzione di sporcarci le mani in prima persona, se l’impegno che siamo disposti a spendere è solo politico e di facciata. L'importanza dei dati diffusi si configura quindi in un'ottica che per noi ha a che vedere con i numeri solo in maniera parziale. Perché se da una parte, gli ottimi risultati di vendita rappresenteranno finalmente la corresponsione di adeguati premi di efficienza per tutti gli stabilimenti in Italia, per quanto riguarda la Basilicata la questione assume proporzioni specifiche: confidiamo dunque, nella corresponsione di adeguati premi, il cui esatto ammontare sarà oggetto di verifica tra noi ed il Gruppo nei prossimi giorni. Resta apertissimo il problema dell’assenza di una precisa politica industriale come dimostrano le centinaia di progetti del pacchetto italiano inviati a Bruxelles per accedere ai finanziamenti del Fondo per gli investimenti strategici. In questo senso, gli stessi Stati generali dell'Industria, convocati dal Ministero dello Sviluppo per il prossimo 10 febbraio, rischiano di rivelarsi insufficienti a far chiarezza sia per il mondo delle imprese, che per quello dei lavoratori. Basterebbe uno sforzo di memoria e prendere ad esempio quello che hanno fatto gli Stati Uniti all'inizio degli anni Ottanta. Prima di tutto, l'ascolto di scienziati ed economisti per individuare le direttrici strategiche su cui concentrare l'azione del governo, al fine di riconquistare la leadership tecnologica Usa nel mondo, messa in discussione dal Giappone. Subito dopo, il rafforzamento e l'attuazione di programmi e progetti nel settore spaziale, ma anche di estese 'partnership' tra governo, industrie ed università al fine di sviluppare studi altamente tecnologici ed innovativi. Serva da lezione l’esempio di Melfi. Se Melfi, ha vinto la sua sfida con l'America, rompendo il diaframma dell'economia globale, vuol dire che l'intera regione può darsi una possibilità per abbandonare quell'atavico isolamento sociale ed economico. Ovviamente, come abbiamo già più volte ribadito, non crediamo nei miracoli, nella fortuna e nell'assistenzialismo, e questo vuol dire che se nel giro di poco tempo la nostra regione non saprà mettere in campo un piano politico strutturato ed efficiente, il rischio che non accada nulla e che tutto rimanga immobile è estremamente concreto. Non ci stancheremo mai di chiedere alle istituzioni regionali di affiancarci nel nostro percorso di tutela del lavoro e di intervenire con politiche serie e concrete che rendano la nostra regione competitiva e organizzata. I tempi delle battaglie ideologiche, degli slogan delle promesse vane sono ormai passati. Solo se la Basilicata, sarà in grado di cambiare pelle, senza tuttavia snaturarsi, di guardare al mondo intero e non solo di guardarsi allo specchio piangendosi addosso, solo allora potremo immaginare il trend positivo che ha investito Melfi, non più come eccezionale ed episodico, ma come il normale corso di azione di una regione che vuole farcela”.bas 05

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