Uil: al via campagna “liberi dall’amianto”

“Con la sottoscrizione del Protocollo con l’Anmil, le altre OO.SS. e le Associazioni delle vittime e degli esposti all’amianto, la UIL ha voluto attuare un’iniziativa concreta per aiutare a far emergere questo grave problema dal limbo in cui si trova e per fare progredire la ricerca sulle malattie causata dall’asbesto”. E’ quanto sottolinea in una nota la UIL di Basilicata evidenziando che “a causa dell’amianto, muoiono ogni anno in Italia 3000 persone (più di tre volte di tutti i morti per infortuni sul lavoro e il picco della mortalità si avrà tra il 2020 e il 2024). Sono interessati circa 600.000 esposti e sono ancora sul nostro territorio decine di milioni di tonnellate di cemento amianto che ai ritmi attuali di smaltimento richiederanno 80 anni per la bonifica. In Basilicata – aggiunge la nota – l’ulteriore impegno assunto dall’Assessore alla Salute in sede di Consiglio, il 13 marzo scorso, sulla realizzazione, in tempi brevi, dell’avvio dell’iter per la realizzazione dell’atteso“studio epidemiologico”, è di fondamentale importanza per raggiungere l’obiettivo dell’inserimento delle aziende esposte ad amianto che hanno operato nel sito industriale Val Basento nell’atto di indirizzo ministeriale, entrando così a far parte dell’elenco dei siti produttivi interessati all’ applicazione della legge che riconosce i benefici per i lavoratori che sono stati esposti a tale rischio. Un impegno in linea con quello profuso dai parlamentari lucani ed in particolare con il lavoro svolto dalla senatrice Maria Antezza nella commissione “morti bianche” e coerente con la proposta di legge firmata dalla stessa senatrice Antezza insieme al senatore Bubbico denominata Legge “Casson” recante il titolo “Disposizioni per la tutela e il riconoscimento in favore dei lavoratori esposti all’amianto” in discussione nella commissione competente. E’ necessario – a parere della UIL – accelerare nella nostra regione il più possibile le visite di controllo, fondamentali per smaltire la lista di attesa ancora esistente, ai quali si aggiungono i quasi 2000 lavoratori lucani per i quali sono state già avviate le attività di screening previste dai protocolli medici adottati”.

BAS 05

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