Tumore del colon retto, Napoli: più screening meno morti

Il Presidente del gruppo Consiliare Pdl- Fi, facendo riferimento ad uno studio dell’Aigo, evidenzia che “la prevenzione e l’ innovazione della ricerca scientifica sono armi attraverso le quali i tumori fanno sempre meno paura”

&ldquo;Con 52mila nuove diagnosi nel 2016 il tumore del colon retto &egrave; la terza neoplasia pi&ugrave; frequente tra gli uomini e la seconda tra le donne, una patologia che provoca&nbsp; ogni anno, in Italia, 18.500 decessi ma dalla quale si pu&ograve; guarire come dimostrano i 3 milioni e 136mila italiani che nel 2016 risultano in vita dopo una diagnosi oncologica, di cui 427mila con diagnosi di cancro del colon retto&rdquo;.<br /><br />E&rsquo; quanto sostiene Michele Napoli, presidente del Gruppo consiliare Pdl – Forza Italia, che prendendo spunto da un recente studio presentato dall&rsquo;Aigo (Associazione Italiana Gastroenterologi e endoscopisti Ospedalieri), evidenzia come &ldquo;la prevenzione e le diagnosi precoci, associate ai risultati innovativi della ricerca scientifica, sono armi attraverso le quali i tumori fanno sempre meno paura&rdquo;.<br /><br />&ldquo;I dati epidemiologici – aggiunge Napoli – dimostrano come quello che un tempo era considerato un male incurabile pu&ograve; trasformarsi in una patologia cronica, dalla quale guarire o con cui convivere in maniera dignitosa, a condizione di garantire ai malati oncologici, non solo cure adeguate attraverso terapie erogate in un ambito sempre pi&ugrave; multidisciplinare e integrato ma, soprattutto, investendo nella prevenzione&rdquo;.<br />Dallo studio dell&rsquo;Aigo, ricorda l&rsquo;esponente di Forza Italia &ldquo;emerge come lo screening per il tumore del colon retto pu&ograve; ridurre del 25 per cento la mortalit&agrave; per questo tipo di cancro, vale a dire salvare un malato su quattro grazie alla diagnosi precoce&rdquo;.<br /><br />&ldquo;E&rsquo; questa la ragione per la quale – continua Napoli – anche la Basilicata dovrebbe seguire l&rsquo;esempio virtuoso di altre realt&agrave; territoriali, come Emilia-Romagna e Lombardia ed estendere lo screening per questa patologia anche alle persone con et&agrave; tra 70 e 74 anni&rdquo;.<br /><br />&ldquo;L&rsquo;esame di screening, vale a dire la ricerca di sangue occulto nelle feci &ndash; conclude Napoli – &egrave; in realt&agrave; un test di laboratorio abbastanza semplice che, se esteso ad una fascia pi&ugrave; ampia della nostra popolazione, pu&ograve; anche contribuire a rimodulare e risparmiare risorse impiegate nelle successive fasi del percorso terapeutico necessario per curare il tumore del colon retto&rdquo;.<br />

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