Sulla strada della legalità

Stamattina un incontro nel Tribunale di Potenza con i ragazzi e i  docenti della Scuola secondaria di primo grado dell’IC. “F. Giannone” nell'ambito del progetto "La Giustizia incontra la Scuola”. Al centro la figura di Lea Garofalo, uccisa dalla 'ndrangheta.

Lunedì 19 Maggio, presso l’ Aula Grippo del Tribunale di Potenza, alle ore 10 i ragazzi e i  docenti della Scuola secondaria di primo grado sono stati  sono stati protagonisti del seminario Sulla strada della Legalità e dell’Impegno con Lea Garofalo”, un incontro con la Giustizia e il Foro lucano rappresentati dalla Dott.ssa Lucia Casale, Presidente f.f. della Corte d’Appello di Potenza e dal Dr. Armando D’Alterio, Procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’appello di Potenza.

L’incontro è parte del progetto pluriennale “La Giustizia incontra la Scuola” della Fondazione Vittorio Occorsio, volto a promuovere la cultura della legalità e della cittadinanza attiva nelle scuole.

L’Istituto Comprensivo. F. Giannone di Oppido Lucano, rappresenta la Basilicata all’interno di tale progetto avviato già nel 2021 e che prosegue ancora con il forte sostenuto dalla dirigente Dott.ssa Eugenia Tedesco. Il progetto, della durata quinquennale, consiste nell’adozione di una o più classi da parte di un magistrato, di un addetto delle forze dell’ordine, o di un testimone delle vittime, il quale affianca gli studenti in questo percorso, raccontando le proprie esperienze, dirette e indirette, a testimonianza delle gravi minacce alle quali la democrazia è stata ed è sottoposta; dal terrorismo  alla criminalità organizzata, dalla corruzione.

Il fine di tale percorso formativo, coordinato dai docenti Anna Antonia Occhionero e Michele Iannuzzi, è quello di promuovere la cultura della legalità e dell’etica del lavoro durante l’età scolare, partendo dalla vicenda di Vittorio Occorsio e di quanti come lui hanno pagato con la vita il loro servizio al Paese ed alla democrazia.

L’esperienza di quest’anno ha visto impegnati gli alunni dei Plessi di Acerenza, Cancellara, Oppido L., Pietragalla, San Chirico Nuovo e Tolve, sostenuti dai  tutti i colleghi dei rispettivi consigli di classe, in un percorso di conoscenza e di riflessione intorno alla vicenda di Lea Garofalo.

Lea Garofalo, la testimone di giustizia calabrese che aveva raccontato agli inquirenti fatti di ‘ndrangheta riconducibili alla sua famiglia, venne uccisa a Milano il 24 novembre del 2009 dal suo ex compagno.

Lea fu una delle prime donne a ribellarsi alla sua famiglia di ‘ndrangheta e a sognare un futuro migliore per sua figlia: così nel 2002 decide di parlare con la magistratura, raccontare quello che sa. In cambio lo Stato la inserisce insieme alla figlia Denise, avuta con l’ex compagno Carlo Cosco, nel programma di protezione.

Davanti ai magistrati racconta delle attività dalla famiglia Cosco e delle faide interne alla ‘nrangheta di Petilia Policastro. Quella vita Lea non la vuole più così scappa dal suo paese natale, Petilia Policastro, in provincia di Crotone, e si nasconde a Campobasso. Qui ritornano a vivere, lontano da tutti: fino all’aprile del 2009 quando decide di uscire dal programma di protezione. A Campobasso Lea Garofalo riesce a sfuggire a un primo agguato e denuncia nuovamente, era spaventata e sapeva che a organizzare l’agguato era stato l’ex compagno. Purtroppo Carlo Cosco non fu fermato e le cose il 24 novembre del 2009 a Milano andarono diversamente rispetto a Campobasso. Nel capoluogo lombardo Lea incontra il suo ex che l’ha avvicinata con la scusa di dover parlare del futuro della figlia.

Quello che resta del corpo di Lea è stato trovato nel quartiere San Fruttuoso a Monza, dove è stato dato alle fiamme per tre giorni. Lea Garofalo ha deciso di ribellarsi a quel mondo criminale in cui era nata per amore di sua figlia, che amava più di ogni altra cosa.

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