Una festa patronale senza alcool: è la proposta avanzata da molti dei giovani che hanno partecipato alla nona assemblea del Sinodo diocesano dei giovani. “E' la festa più importante per il capoluogo di regione, che coniuga il significato religioso a quello profano, giorni durante i quali migliaia di giovani si ritrovano, si incontrano, si confrontano. Visti gli sforzi organizzativi, la grande varietà e qualità degli appuntamenti proposti, la vasta eco che l'evento suscita soprattutto nei giovani lucani, sarebbe bello lanciare un messaggio forte, come quello che si può far festa e stare bene insieme anche senza alcool”. Così Gianluca Genovese uno dei partecipanti al cammino biennale che i giovani tra i 18 e i 35 anni ha espresso una posizione largamente condivisa tra le decine di ragazzi che rappresentano le 60 parrocchie della più grande diocesi della Basilicata. La relazione che ha introdotto i membri sinodali al pomeriggio di lavoro è stata tenuta da don Vito Campanelli, presidente nazionale dell'Anspi. “La festa è una questione antropologica, che spesso affonda le sue radici nella tradizione biblica ed ecclesiale e, anche per questo, può rappresentare un elemento educativo. Da sempre la festa è stata vista come un interrompere lo scorrere del tempo – ancora don Vito – come un qualcosa che punteggia il tempo. Oggi il tempo è appiattito sul presente. Tutti i giorni sono uguali, non c'è più differenza tra la domenica e gli altri giorni. Si è persa la discontinuità del tempo. La festa tende sempre più a perdere il suo carattere comunitario e tendere a essere vissuta personalisticamente, al più in piccoli gruppi, nei quali, anche nei locali ben presto prevale la noia”.