Sinisi (Gn) su contributo a lavoratori indotto Eni

Sulla vicenda del contributo straordinario annuale di mille euro che la Regione Basilicata avrebbe concesso ai lavoratori delle aziende della Val d’Agri che lavorano con Eni nel settore petrolifero, interviene Canio Sinisi, coordinatore regionale Basilicata Gioventù Nazionale.
"Il petrolio, negli anni ’90, è stato venduto come la risoluzione dei problemi atavici della Basilicata: sembrava che da un giorno all’altro ci saremmo svegliati pieni di “petro-dollari” e avremmo potuto scegliere se andare a lavorare o goderci i nostri soldi derivanti dai pozzi.
Invece, a quasi vent’anni dai primi accordi siglati nel 1998, il dramma sociale ed economico che la Basilicata si trova a vivere in questo momento storico è riportato dalla cronaca, dagli indicatori sociali e demografici: c’è un’intera generazione che sta sparendo, che parte a 18 anni e non torna più in Lucania, chi resta vive ogni giorno la difficoltà di immaginarsi un futuro soddisfacente in questa terra. A scuola ci raccontavano che dovevamo essere orgogliosi del “più grande giacimento petrolifero su terraferma”. A quasi trent’anni di grande rimane solo la nostra amarezza e le nostre valige pronte, per costruirci un futuro altrove. I mille euro regalati ai lavoratori dell’indotto del petrolio, che nella vicenda non hanno alcuna responsabilità è bene chiarirlo, a leggere le delibere attuative degli accordi del 1998 dovevano servire a finanziarie, cito testualmente “programmi regionali per lo sviluppo sostenibile”.
E, ammettendo per buoni gli obiettivi del progetto, cosa c’entrano, con lo sviluppo sostenibile, il miglioramento delle risorse umane, l’aumento della produttività e il benessere suoi luoghi di lavoro? Nulla". Rivolgendosi al presidente della Regione Marcello Pittella, Sinisi sostiene che "questo provvedimento è quattro volte peggio, è ingiusto, porta benefici ad alcuni utilizzando una ricchezza di tutti, il Petrolio". "Regalare mille euro ai soli lavoratori dell'indotto del petrolio significa alimentare un'inutile guerra tra poveri nel tessuto sociale lucano: perché a loro e non ai dipendenti delle mille imprese in crisi, perché a loro e non agli imprenditori che finiscono stritolati da impegni che non riescono più a rispettare?
Dal punto di vista economico il suo provvedimento appare un aiuto a un settore, quello petrolifero, che non pensiamo ne abbia proprio bisogno, viste le briciole che lasciano le compagnie estrattrici ai Lucani a fronte di un'attività altamente impattante da un punto di vista ambientale. Mi spiego meglio: se le aziende dell'indotto credono di dover incentivare la produttività dei loro dipendenti, migliorare il benessere sui luoghi di lavoro, lo facciano ma con i loro soldi, o al massimo con i soldi che l'Eni riconosce loro.
La vicenda è grottesca, e i sindacati lucani si mostrano ancora una volta per quello che sono: dovrebbero avere a cuore le sorti di tutti i lavoratori e invece diventano gestori di soldi pubblici utilizzati per accrescere i privilegi di pochi".

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