“Sblocca Italia”, Rosa: autentico bluff per la Basilicata

“La politica dovrebbe fornire tutte le condizioni affinché tutti possano trovare lavoro e non aspettare il contentino del politico di turno. Ma del resto, questo è anche un modo per mantenere legati a sé gli elettori”

&ldquo;Sull&#39;argomento petrolio voglio essere chiaro: io dico No allo strapotere delle multinazionali, dico No a nuove estrazioni, dico No a dover scegliere tra salute e sviluppo. E dico No all&#39;utilizzo delle royalties per distribuire povert&agrave;.&quot; Sono parole sagge che io sottoscrivo in toto. E&rsquo; quanto ha affermato il consigliere regionale di Lb-Fdi, Gianni Rosa, che ha proseguito affermando: &ldquo;Ma non sono parole mie, sono parole del presidente Pittella pronunciate poco pi&ugrave; di un anno fa, era il 12 settembre 2013, quando Pittella si apprestava a ingaggiare la battaglia delle primarie contro il suo stesso partito&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Certo oggi &ndash; ha continuato Rosa -&nbsp; vista l&rsquo; &ldquo;accondiscendenza&rdquo; nei confronti di chi vuole fare della nostra Terra un colabrodo, quelle parole le possiamo ascrivere al capitolo delle &ldquo;frasi d&rsquo;occorrenza&rdquo;. Tuttavia mi sembra giusto partire proprio da queste parole per dimostrare come l&rsquo;1 a 0 sbandierato qualche settimana fa sia un bluff, una foglia di fico dietro cui nascondere un enorme insuccesso. E il discorso di oggi lo dimostra in pieno. Avremmo dovuto parlare dello &ldquo;Sblocca Italia&rdquo;, ma &egrave; stato talmente tanto annacquato il discorso che &egrave; sembrato assistere una relazione storica sugli accordi petroliferi in Basilicata. Il Presidente ha allontanato talmente tanto il suo discorso dalla realt&agrave; delle cose che quasi, e sottolineo quasi, sembra che la Basilicata abbia conseguito chiss&agrave; quanti successi in questi anni culminati con decreto &ldquo;Sblocca Italia&rdquo; che, invece, uccide l&rsquo;autonomia della nostra Regione&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Iniziamo &ndash; ha proseguito il consigliere – con il &ldquo;no allo strapotere delle multinazionali e no a nuove estrazioni&rdquo;. Bene, Presidente, il decreto &ldquo;Sblocca-Italia&rdquo; varato dal suo segretario di partito, nonch&egrave; premier, Renzi, d&agrave; corso all&rsquo;uso indiscriminato del nostro territorio da parte delle compagnie petrolifere con il prelievo illimitato del petrolio lucano. Infatti l&rsquo;articolo 36 del decreto 133 del 12 settembre 2014 sancisce il concetto &lsquo;solo con pi&ugrave; petrolio le royalties sono fuori dal patto&rsquo; mentre l&rsquo;articolo 38, sulla cui incostituzionalit&agrave; mi concentrer&ograve; nel prosieguo, avoca al Governo la competenza in materia di rilascio della valutazione di impatto ambientale e quella concernente le concessioni per la ricerca e i permessi di coltivazione degli idrocarburi. In sostanza, per usare un &lsquo;tecnicismo lessicale&rsquo; dal combinato disposto delle due norme si evince la chiara volont&agrave; di Renzi: &lsquo;voglio il vostro petrolio e subito&rsquo;. In questo senso, ha ragione, Presidente: lo &lsquo;Sblocca Italia&rsquo; ha creato un &lsquo;tempo nuovo&rsquo;. I dati sulla quantit&agrave; di barili estratti ed estraibili dalla nostra Terra non sono pi&ugrave; attuali, i Patti, il Memorandum e le Intese che cita non sono pi&ugrave; fonte certa. La palla passa in mano allo Stato ed &egrave; inutile che faccia finta di non saperlo. La Regione non avr&agrave; pi&ugrave; la sua centralit&agrave; in questa materia se lo &lsquo;Sblocca Italia&rsquo; rimarr&agrave; cos&igrave; com&rsquo;&egrave;. In parole povere, la Regione non conter&agrave; pi&ugrave; nulla in materia petrolifera. Il Governo potr&agrave; perforare dove e come vorr&agrave; e noi non potremo farci nulla. A tal proposito, poich&eacute; come termine ultimo per la conclusione dei procedimenti in corso &egrave; previsto il 31 dicembre 2014, chiedo che la Regione s&rsquo;impegni a definirli entro tale data, magari dando parere negativo. Un ultimo sprazzo di autodeterminazione&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Ha detto, presidente Pittella: &lsquo;No a dover scegliere tra salute e sviluppo&rsquo;. Bene &ndash; afferma Rosa – a noi sembra proprio che non abbia scelto n&eacute; l&rsquo;una n&eacute; l&rsquo;altro. Il petrolio estratto sin ora ha inquinato, provocato danni alla salute e non ha prodotto ricchezza. &Egrave; inutile, a tal proposito, snocciolare dati che sono notori a tutti. &Egrave; inutile ricordare che un Registro tumori aggiornato al 2009 non rappresenta una base scientifica ma &egrave; solo una vergogna regionale. Quando afferma che non si pu&ograve; dire che in Basilicata non vi sono stati controlli ambientali, mente sapendo di mentire. Le vorrei ricordare una cosa: solo a seguito di una mia conferenza stampa, nel 2011, in cui, dopo essermi recato personalmente sul posto per verificare direttamente, denunciai che l&rsquo;Osservatorio ambientale della Val d&rsquo;Agri era, con un solo dipendente addetto alla segreteria, una scatola vuota. Solo dopo le mie segnalazioni, l&rsquo;allora Assessore Mazzocco stipul&ograve; una convenzione con alcuni tecnici del Cnr. 13 anni di valutazione ambientale persi. Che fine abbiano fatto in quegli anni i contributi dell&rsquo;Eni per la costituzione dell&rsquo;Osservatorio lo sanno tutti: forestazione. Per quale motivo, poi, le nuove estrazioni dovrebbero incidere diversamente sulla salute e sullo sviluppo? In fondo, nel decreto e nelle parole di Renzi non vi &egrave; traccia di aumentare i controlli, di implementare i sistemi di prevenzione dei danni alla salute, di creare sviluppo. Non mi pare esistano, nel decreto, vincoli all&rsquo;assunzione di Lucani da parte delle compagnie petrolifere&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Quanto al &lsquo;No all&#39;utilizzo delle royalties per distribuire povert&agrave;&rsquo; &ndash; ha aggiunto Rosa – qui si tratta di un vero e proprio autogoal. Anche solo guardando, senza andare troppo indietro nel tempo, alle voci che Presidente intende finanziare con i 50 milioni di euro esclusi dal Patto di stabilit&agrave; per il 2014, cio&egrave; pagamento mutui, fondazione citt&agrave; della pace, Copes, forestazione, Consorzi di bonifica e Associazione regionale allevatori, si pu&ograve; sostenere che Lei continua a fare solo assistenzialismo. Niente sviluppo, nessuna crescita. Solo soldi dispensati qua e l&agrave;. Sarebbe forse ora di vincolare per legge le risorse delle royalties a destinazioni d&rsquo;uso ben precise che guardino al reale sviluppo regionale, come contenuto nella nostra proposta. Poi anche la carta carburanti, cos&igrave; come da voi immaginata, sar&agrave; uno strumento per elargire un po&rsquo; di denaro in forme di assistenzialismo che in questa Regione sono estremamente collaudate. Tra l&rsquo;altro, vorrei portare alla sua attenzione che vincolare l&rsquo;erogazione del bonus al reddito individuale non costituisce tutela dell&rsquo;equit&agrave; sociale, espressione che ama tanto. Mio figlio che &egrave; studente e, quindi, non ha reddito, percepir&agrave; la stessa cifra di un padre disoccupato. Questo non vuol dire, Presidente, che noi siamo contrari a tutelare le fasce pi&ugrave; deboli della societ&agrave;, ma, in questi casi, preferiremmo l&rsquo;applicazione del detto cinese &lsquo;Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita&rsquo;. Questo dovrebbe fare la politica: fornire tutte le condizioni affinch&eacute; tutti possano trovare lavoro e non aspettare il contentino del politico di turno. Ma del resto, questo &egrave; anche un modo per mantenere legati a s&eacute; gli elettori. E, a proposito di contentino, cos&rsquo;&egrave; se non uno zuccherino, elargito alla povera nostra Terra, il gruzzoletto di 50 milioni di euro che lo Stato ci consente di poter utilizzare al di fuori del patto di stabilit&agrave;?&nbsp; E questa piccola regalia la paghiamo a caro prezzo. Il decreto &lsquo;Sblocca Italia&rsquo; esautora la nostra competenza concorrente in materia di energia, violando l&rsquo;articolo 117 della Costituzione, estromette gli enti locali da qualsiasi decisione, contrastando con l&rsquo;articolo 118 della Costituzione, prevede un titolo concessorio unico sia per i permessi di ricerca che per le concessioni di coltivazione, contravvenendo al principio dell&rsquo;articolo 42 della Costituzione&rdquo;.<br /><br />&ldquo;In pratica, con le nuove norme, ed in particolare con l&rsquo;articolo 37 del decreto, i procedimenti di autorizzazione di gasdotti i piani per la loro costruzione potranno costituire varianti ai piani regolatori, ai piani di bacino e di tutela delle acque, derogando alle norme comunali e regionali ed estromettendo del tutto gli Enti locali da ogni e qualsiasi decisione in merito, violando i principi di leale collaborazione e di sussidiariet&agrave;. Ma v&rsquo;&egrave; di pi&ugrave;. Il titolo concessorio unico &ndash; ha sostenuto Rosa – riunisce in un solo atto fasi che sono ontologicamente e giuridicamente differenti, riconosciute tali non solo da un regio decreto del 1927 ma persino dalla normativa europea: il permesso di ricerca, in cui non &egrave; ancora ravvisabile un interesse generale che permetta l&rsquo;esproprio, poich&eacute; l&rsquo;esistenza del giacimento non &egrave; ancora certa, e la concessione alla coltivazione che &egrave; successiva alla scoperta e che, proprio per questo motivo, giustifica la dichiarazione di pubblica utilit&agrave;, il vincolo preordinato all&rsquo;esproprio e la compressione del diritto di propriet&agrave;, costituzionalmente garantito dall&rsquo;articolo 42. In altre parole, con il titolo concessorio unico si ha un&rsquo;anticipazione della dichiarazione di pubblica utilit&agrave; e, quindi, del vincolo all&rsquo;esproprio, in una fase anteriore al ritrovamento del giacimento petrolifero, che &egrave; il momento in cui la propriet&agrave; del sottosuolo passa dal privato allo Stato. Vi &egrave; poi, come altro motivo d&rsquo;incostituzionalit&agrave; del decreto &ldquo;sblocca Italia&rdquo; le modalit&agrave; con le quali &egrave; prevista la partecipazione delle Regioni al rilascio del titolo unico. Il procedimento per il suo rilascio sembra considerare l&rsquo;intesa della Regione come un atto interno al procedimento amministrativo, poich&eacute; sembrerebbe richiedere che l&rsquo;intesa venga rilasciata in conferenza di servizi. In questo modo la Regione verrebbe considerata come una qualsiasi amministrazione che, nell&rsquo;ambito di una conferenza di servizi, rilascia un&rsquo;autorizzazione. L&rsquo;intesa diventerebbe cos&igrave; un atto della conferenza di servizi e non pi&ugrave; un atto autonomo regionale; sarebbe considerata un atto amministrativo e non pi&ugrave; un atto politico. Illuminanti a tal proposito sono le sentenze n. 383 del 2005 e n. 39 del 2013 della Corte Costituzionale. In particolare, in quest&rsquo;ultima, si afferma che la Regione ha diritto di partecipare alle decisioni assunte in sede statale con l&rsquo;intesa e che &ldquo;il rilievo nazionale degli interessi &hellip;. non possa di per s&eacute; rendere legittimo il superamento dei limiti alla potest&agrave; legislativa dello Stato e delle Regioni fissati dal riparto costituzionale delle competenze.&rdquo;. Competenze che questo decreto legge viola palesemente. Cos&igrave; come viola l&rsquo;articolo 120 della Costituzione, in quanto comprometterebbe &ldquo;l&rsquo;esercizio delle attribuzioni regionali nei casi di competenza non esclusiva, assegnando valore decisivo alla volont&agrave; di una sola parte con il conferimento di poteri sostitutivi, senza favorire la reiterazione delle trattative al fine di giungere all&rsquo;intesa.&rdquo;. Come emerge chiaramente, Presidente, non abbiamo conseguito un successo, anzi, abbiamo subito una sconfitta su tutti i fronti. E questo, a nostro parere, &egrave; accaduto perch&eacute; lei &egrave; stato unicamente concentrato sullo sblocco delle royalties dalla gabbia del patto di stabilit&agrave; e ha dimenticato che il problema del petrolio &egrave; pi&ugrave; ampio e che, per vincere questa guerra, &egrave; necessario affrontare tutti gli aspetti della questione. Sono passati pi&ugrave; di 15 anni dai protocolli d&rsquo;intesa del 1998, oggi &egrave; il tempo di riaprire una nuova pagina del &ldquo;petrolio lucano&rdquo; riscrivendo completamente le varie intese sviluppatesi negli anni alla luce dell&rsquo;esperienza acquisita&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Con lo Stato italiano e con le compagnie petrolifere &ndash; ha rimarcato il consigliere – bisogna avere il coraggio, nel caso di loro reticenza, di aprire un &lsquo;contenzioso&rsquo; politico, legale e popolare in difesa dei nostri territori, dei nostri cittadini, dei nostri interessi. Ambiente, salute, lavoro, territorio. Non si pu&ograve; pensare di condurre battaglie sul petrolio senza tenere presente tutte queste cose. Ci fa piacere che anche alcune sparute voci del Pd lo abbiano capito, finalmente. Non basta chiedere pi&ugrave; royalties, senza programmare dei seri interventi di sviluppo. Non si possono concedere altre estrazioni senza pretendere maggiori controlli. Le proposte di legge che abbiano presentato a giugno, e che ancora non sono state calendarizzate, non si sa per quale motivo, possono rappresentare una base per un progetto condiviso. &Egrave; questa per noi l&rsquo;opposizione costruttiva. Abbiamo invitato tutti, pi&ugrave; volte, a discuterne seriamente ma nessuno ha raccolto l&rsquo;invito. Quindi, cogliamo l&rsquo;occasione di questo Consiglio per rinnovarlo. Del resto, negli ultimi giorni, si &egrave; capito che il Popolo lucano non vuole altre trivelle. E ci&ograve; a ragion veduta, Collega Cifarelli. Ha chiesto di sapere dove e quanto intendono trivellare? Ecco, giusto due dati: i nuovi permessi riguardano, tra l&rsquo;altro, il Comune di Anzi, Muro Lucano, Palazzo San Gervasio, Pignola, San Fele; la Basilicata ha una superficie di 9.992 km quadrati. I titoli minerari vigenti in Basilicata, tra permessi di ricerca, concessioni di coltivazione e di stoccaggio, sono 32 e coprono una superficie totale di 3.496,98, pari all&rsquo;34,99 per cento dell&rsquo;intero territorio regionale. Le istanze, tra concessioni di coltivazione di giacimenti marginali e permessi di ricerca, gi&agrave; presentate e in corso di definizione, sono, al 31 maggio 2014, 19 e coprono una superficie di circa 4167,96 Km2 pari a poco pi&ugrave; del 41 per cento della Basilicata tutta. Senza parlare. Per non parlare di cosa succeder&agrave; quando verr&agrave; dato il via libera alle trivellazioni in mare. I calcoli sono abbastanza semplici, se dovessero essere accettate tutte le nuove richieste, il 76 per cento del territorio della Basilicata sarebbe coperto da pozzi petroliferi ed installazioni ad essi connessi. La Regione, gi&agrave; con il suo 35% attuale, detiene, rispetto al dato nazionale, il primato, in termini percentuale, per superficie interessata da concessioni di coltivazioni. In quest&rsquo;ottica il blocco delle estrazioni &egrave; pi&ugrave; che giustificato. Ora, se &egrave; vero che non si pu&ograve; sperare che lo Stato, il quale, ricordiamo, &egrave; proprietario dei giacimenti sin dal loro ritrovamento, rinunci all&rsquo;approvvigionamento energetico derivante dal petrolio lucano, &egrave; anche vero che non &egrave; detto che debba pretenderlo in tempi brevissimi e senza condizioni. Da qui una moratoria sulle estrazioni, non a tempo indeterminato (come voleva fare De Filippo, incorrendo poi nella declaratoria di incostituzionalit&agrave;) n&eacute; prevista da una legge regionale (incostituzionale anche questa), ma per dieci anni e contenuta in una legge statale. In questo modo si avrebbe anche il tempo di studiare l&rsquo;ambiente e il territorio, marcando i cosiddetti punti bianchi, ovvero quei dati iniziali che costituiscono il parametro di base per determinare i livelli di inquinamento. Inoltre, considerare un successo lo sblocco di 50 milioni di euro dal vincolo del patto di stabilit&agrave; &egrave; veramente riduttivo: sia chiaro a tutti i 50 milioni non sono risorse aggiuntive, ma rappresentano solo un ulteriore budget di denaro gi&agrave; in cassa per i pagamenti da effettuare. Un successo sarebbe stato ottenere l&rsquo;aumento della percentuale delle royalties, cosa che &egrave; prevista nel progetto di legge da noi presentato. E ancora, non sarebbe il caso, anche in considerazione dei dati allarmanti sull&rsquo;aumento dei tumori in Basilicata, di prevedere maggiori controlli? Forse la tutela del Popolo lucano non viene prima di qualsiasi interesse delle multinazionali petrolifere? Noi crediamo di s&igrave;. E crediamo anche che, in questa battaglia si debba essere uniti, senza protagonismi e senza egoismi di partito&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Pertanto&nbsp; – ha chiesto Rosa – Presidente e colleghi vi invito ad approvare oggi un atto con il quale l&rsquo;intero Consiglio regionale chieda al Parlamento Italiano: la cancellazione degli articoli 36, 37 e 38 del decreto n. 133 del 12 settembre 2014; la riscrittura delle regole dell&rsquo;utilizzo delle royalties che maturano sulle attuali estrazioni fuori dal patto di stabilit&agrave; senza condizioni, tranne per la loro destinazione; la nostra contrariet&agrave; all&rsquo;incremento delle estrazioni. Oltre evidentemente, nel caso di &lsquo;ottusit&agrave;&rsquo; da parte del Governo italiano, la delega a lei Presidente, ad iniziare l&rsquo;azione legale per l&rsquo;impugnativa del decreto n. 133 del 12 settembre 2014 per palese incostituzionalit&agrave;. Certo necessitano, oggi pi&ugrave; che mai, chiarezza e coraggio. Certo solo il nostro volere non &egrave; bastevole rispetto ai diktat del Parlamento ma sullo &lsquo;Sblocca Italia&rsquo; &egrave; necessario che ognuno, per la propria parte, faccia, se cos&igrave; si pu&ograve; dire, &ldquo;pressioni&rdquo; sulle proprie rappresentanze politiche affinch&eacute; venga riconosciuto il nostro diritto di tutelare e salvaguardare il nostro territorio, sicuramente nell&rsquo;ambito dell&rsquo;interesse nazionale, il quale, per&ograve;, non pu&ograve; essere esercitato con &lsquo;dispotismo&rsquo; e a discapito della nostra Comunit&agrave;&rdquo;.<br /><br /><br /><br /><br /><br />

    Condividi l'articolo su: