Per il consigliere del Pd, che plaude al Manifesto di Venezia, “ben vengano tutte le iniziative di sensibilizzazione e tutte le azioni tese a contrastare la violenza di genere”
“La giornata del 25 novembre – Giornata internazionale contro la violenza sulle donne – è una ricorrenza da non far passare in sordina, ma da celebrare con forza ovunque, perché è ovunque che le donne sono esposte al rischio di imbattersi in quella che è una delle più subdole e odiose forme di sopraffazione”.<br /><br />E’ quanto dichiara il consigliere regionale del Pd, Vito Santarsiero che aggiunge: ”La cronaca quotidiana, infatti, ci insegna che non esiste purtroppo condizione culturale, economica o sociale, ambiente lavorativo, fascia d’età, che possa dirsi immune dal problema, anzi le donne, più acquisiscono consapevolezza di sé, dei propri diritti e delle proprie potenzialità, più sono fatte oggetto di azioni tese a distruggerne la dignità e ad annientarle psicologicamente e fisicamente”.<br /><br />“È evidente – continua – che il problema è culturale, figlio di un troppo a lungo tollerato stereotipo che pesa come un macigno in una società distonica che da un lato teorizza ai massimi livelli e dall'altro fatica a stare al passo con la pratica. Celebrare questa giornata deve perciò significare impegnarsi ciascuno per la propria parte, sia nella propria dimensione personale che in quella sociale, a mettere in atto tutte le possibili strategie in grado di minare alla radice gli stereotipi di genere, per sgretolarli definitivamente e sancire che i diritti appartengono alla persona e che ogni persona nasce libera ed ha il diritto di appartenere a se stessa, alla propria volontà e alla propria autodeterminazione”.<br /><br />“Per questo – dice Santarsiero – ben vengano tutte le iniziative di sensibilizzazione e tutte le azioni tese a contrastare la violenza di genere. Un particolare plauso va fatto al “Manifesto di Venezia” da poco varato; acquisire la consapevolezza tanto del fatto che la violenza può essere a volte sollecitata e incoraggiata da una scorretta narrazione, quanto del fatto che spesso è la scorretta narrazione che si fa essa stessa violenza, significa appunto impegnarsi nel quotidiano per modificare la nostra società, correggendone una forma mentis evidentemente imperfetta”.<br /><br />“Compito della politica – conclude – è quello di essere capofila in questa battaglia, certamente promuovendo azioni e norme di contrasto e di prevenzione, ma anche impegnandosi ad emarginare nelle istituzioni quanti viaggiano in direzione contraria rispetto a tale obiettivo, nonché a ripulire ad ogni livello le proprie file da qualsiasi pur minimo sospetto di volontà discriminatoria. Chi amministra e governa il Paese e i suoi territori ha l’obbligo di essere modello e riferimento del cambiamento”.<br /><br />L.C.<br />