Sanità, Strutture private: rischi per l’occupazione

“La manovra di rientro sulla sanità che pesa sul privato avrà un prezzo salato sul fronte occupazione. Dopo che l'Aris, l'associazione Istituti religiosi socio-sanitari, ha annunciato oggi che solo a Torino trecentosessanta medici, infermieri e operatori sanitari perderanno il lavoro entro la fine dell'anno e altri 360 nel prossimo, anche il Comitato di crisi, promosso dalle associazioni della sanità privata lucana (Anisap Basilicata, Sanita’ Futura Federbiologi, Fenasp, Federlab) prevede tagli di diverse decine di dipendenti. In una nota diffusa dall’Anisap Basilicata – si precisa che il calcolo esatto del personale che potrebbe essere licenziato sarà possibile solo nei prossimi giorni con la riapertura di tutte le strutture che hanno chiuso per il tradizionale periodo di ferragosto. Il Comitato evidenzia che rispetto ad un “peso” del 2,8% del costo di servizi e prestazioni della sanità privata (56 strutture con oltre 600 dipendenti) su quello complessivo del servizio sanitario regionale (circa 28 milioni di euro su poco più di un miliardo di euro) i tagli di personale possono variare dal 10 al 20% per i laboratori, al 15 al 30% per gli ambulatori di Fsk, con una doppia penalizzazione – è stato detto – a causa del blocco delle tariffe e del tetto dei budget assegnati, ritornando in alcuni casi a tariffe del 1996. Sono soprattutto i piccoli laboratori e i piccoli ambulatori che – secondo i calcoli dei rappresentanti del Comitato – subiranno le conseguenze più gravi per conservare standard di qualità, professionalità e personale. Dunque – si sottolinea nella nota – l’autunno sarà nero anche sul fronte dell’occupazione nel settore della sanità e non solo per l’industria e gli altri settori produttivi. Poiché i titolari di strutture sanitarie convenzionale con il SSR non hanno alcuna intenzione di rinunciare a collaboratori e dipendenti che in anni di lavoro hanno dato prova di grande professionalità e tanto meno di avviare provvedimenti di licenziamento in una situazione occupazionale sempre più difficile, – sottolinea la nota – ci sono ancora margini se la Giunta Regionale e nello specifico l’Assessore alla Sanità si decideranno ad attivare il tavolo di confronto che è stato chiesto. Si tratta infatti – è scritto nella nota del Comitato di Crisi – di posti di lavoro che hanno un valore ancora più rilevante per i servizi da erogare all’utenza: si pensi solo a cosa potrebbe significare rinunciare ad uno o due unità in un laboratorio di analisi localizzato in un’area periferica e che rappresenta l’unico presidio per la salute di una vasta utenza territoriale.
Tra le proposte rivolte al Governo Regionale: l’attuazione delle linee guida per la riabilitazione; la riorganizzazione della rete dei laboratori di analisi; piani ambulatoriali complessivi per garantire l’assistenza specie di patologie d’ordine sociale sul territorio”.

BAS 05

    Condividi l'articolo su: