Nel 2011 sono diminuiti i parti cesarei ed è stata attivata la rete dell’infarto. Sono così ridotte due criticità segnalate da Agenas. Massima attenzione sulle altre
Considerevole diminuzione della percentuale dei parti cesarei in Basilicata, criticità nel trattamento dell’infarto con conseguenti correttivi già attuati e massima attenzione per elevare gli standard su tutti i fronti. E’ migliorato dal 2010 lo stato di salute degli ospedali lucani. La presentazione del Programma nazionale esiti (Pne) di Agenas nella parte riguardante la Basilicata costituisce l’occasione per effettuare un check up dello stato di salute degli ospedali lucani e un momento di confronto con gli operatori delle Aziende sanitarie e del sistema ospedaliero.
Alla presenza di un parterre di medici e operatori sanitari, le relazioni di Fulvio Moirano e Carlo Perucci, rispettivamente direttore dell’Agenas e direttore scientifico del Piano esiti, hanno avuto il compito di illustrare gli indicatori relativi alla Basilicata in un seminario tecnico in cui è stata prevista la partecipazione dell’assessore alla Salute Attilio Martorano e del dirigente generale dell’Azienda sanitaria ospedaliera San Carlo Giampiero Maruggi. “Il Programma nazionale esiti (Pne), gestito a Agenas su mandato del Ministero della Salute, ha l’obiettivo – ha spiegato Perucci – di supportare i processi di auditing clinico ed organizzativo nel Sistema sanitario nazionale, per migliorarne equità ed efficacia. Pne non dà giudizi, non produce graduatorie, classifiche, pagelle. La valutazione dell’attività di assistenza ospedaliera in Basilicata, rivela ottimi risultati ed alcune criticità, ma soprattutto osserva un processo in atto di miglioramento, che si gioverà molto dello sviluppo in atto delle reti, in particolare per le sindromi coronariche acute. L’inserimento degli indicatori di esito nella valutazione delle aziende, del management e dei professionisti promuove l’accountability dei decisori, in una competizione virtuosa per la salute, anche attraverso gli effetti sulla reputazione indotti da valutazioni condotte con metodi scientifici validi”.
Il piano prende in considerazione gli esiti dei ricoveri negli ospedali pubblici e privati, analizzandoli statisticamente sia per territorio, cioè sia per Azienda sanitaria di appartenenza, sia per singole strutture ospedaliere. Perciò, si parte dal dato costruito attraverso indicatori consolidati, che individuano profili standard di qualità per le strutture ospedaliere pubbliche e private, per iniziare una lettura approfondita delle criticità e intervenire sulle performance del sistema sanitario con programmi di auditing clinico e organizzativo. L’analisi degli indicatori contenuta nel Pne ha confermato la positività del percorso avviato dalla Regione per razionalizzare il sistema sanitario lucano garantendo appropriatezza ed efficienza della spesa.
Se nel 2009 i dati sulla percentuale di parti cesarei nelle primipare o nelle donne che in precedenza hanno avuto parti normali era decisamente elevata, nel 2010 la possibilità per le partorienti lucane di essere sottoposte al cesareo si è abbassata significativamente nei due maggiori ospedali lucani, cioè nel San Carlo e nel Madonna delle Grazie di Matera, anche se meno negli ospedali di Policoro e Melfi. Nella struttura ospedaliera materana il rischio del ricorso al cesareo è la metà rispetto al resto di Italia. Ciò in ragione delle linee guida nazionali sul parto cesareo a cui le strutture lucane si stanno adeguando e all’azione del gruppo di lavoro regionale, che sta lavorando alla riorganizzazione dei punti nascita in Basilicata, mettendo in campo modelli organizzativi per garantire la massima sicurezza nell’evento parto sia per la donna che per il nascituro.
Stesso discorso per la cardiologia lucana. I dati del 2010 indicano una dispersione dei trattamenti con una grande eterogeneità di esiti. Gli infarti con Stemi una bassa possibilità per i lucani colpiti da infarto del miocardio acuto di essere trattati attraverso il Ptca, cioè un metodo che interviene sull’arteria occlusa abbattendo la mortalità. Il 2011, però, ha significato un punto di svolta con la rete dell’Ima approvata dal governo regionale. A un anno dalla sua attivazione, il percorso diagnostico-terapeutico ed assistenziale per l’infarto acuto del miocardio, che ha azzerato per l’infarto i ricoveri fuori regione, ha ridotto i tempi di soccorso per il paziente infartuato e ha adottato un unico protocollo operativo. Prima l’infarto era trattato solo in ospedale, adesso in ambulanza si è in grado di avere una diagnosi. Su 808 elettrocardiogrammi eseguiti nel mezzo del 118 sono stati individuati 136 infarti. Alcuni sono stati trattati già in ambulanza, altri in ospedale secondo precisi protocolli medici. Il tavolo tecnico sta lavorando per migliorare la rete dell’infarto e accorciare ancora di più i tempi di soccorso.
Considerando gli indicatori più importanti, il Piano esiti segnala la necessità di lavorare per diminuire la mortalità a trenta giorni dall’intervento di by pass aorto-coronarico, che, sui 91 casi considerati nel 2010, è dell’8 per cento. L’intervento in Basilicata è eseguito solo nel reparto di Cardiochirurgia dell’Ospedale San Carlo di Potenza, che ha registrato anche bassi volumi di attività. Nel reparto sono emerse criticità interne sulle quali si è concentrata l’attenzione del Dipartimento Salute e per migliorarne le performances già da marzo di quest’anno è stata sottoscritta una convenzione con il San Camillo di Roma e sono in corso le procedure per la nomina del primario.
Un altro indicatore è l’operazione a 48 ore della frattura del collo del femore, trauma frequente soprattutto negli anziani. Nelle strutture lucane la possibilità di essere operati entro due giorni è il 50 per cento in meno rispetto al resto d’Italia e ciò potrebbe essere dovuto a un problema di organizzazione ospedaliera. Questo indicatore è entrato nel sistema di valutazione dei direttori generali delle Aziende sanitarie lucane.