Le molestie e le violenze nei luoghi di lavoro continuano. Il fenomeno, però, non emerge in tutta la sua evidenza. Solo una bassa percentuale di lavoratrici denuncia, principalmente a causa della vittimizzazione secondaria, cioè di quelle situazioni che si verificano nei tribunali come sui media o in altri contesti in cui le donne diventano vittima una seconda volta, o perché temono il giudizio familiare o sociale.
Se ne è discusso nella seconda e ultima giornata di formazione rivolta ai dipendenti e alle dipendenti della Camera di commercio della Basilicata, avviata dall’Ente camerale con la Consigliera regionale di Parità, Ivana Pipponzi.
Nel suo intervento la Consigliera ha sottolineato l’obbligo degli Stati membri, tra cui l’Italia, di recepire la Convenzione n. 190 e la Raccomandazione n. 206 emanate dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, che rimarcano l’importanza di garantire un ambiente di lavoro dignitoso.
Richiamando, poi, l’attenzione su normative come la Convenzione di Istanbul e il movimento Me Too, Pipponzi ha evidenziato le gravi conseguenze delle molestie sulla salute dei lavoratori.
“In molti casi non si ha il coraggio – ha detto – di segnalare il comportamento lesivo, manca la coscienza del rischio che corre il dipendente o la dipendente che lo subisce, soprattutto in assenza di un codice di condotta aziendale che affronti queste problematiche.
Le misure di prevenzione e protezione sono più che mai necessarie. Alle molestie e alle violenze – ha continuato – bisogna contrapporre politiche di tolleranza zero e meccanismi di supporto per le vittime. Le aziende pubbliche e private si adoperino per garantire meccanismi di denuncia sicuri ed efficaci e utilizzino la certificazione della parità di genere come strumento di impegno sul tema. Gli atteggiamenti molesti sono più frequenti di quello che si pensa. Chiediamo di assicurare dignità a tutti i lavoratori e le lavoratrici. Un clima sereno e di benessere incide sulla persona, sulle sue motivazioni e, di conseguenza, sulla produttività”.