A conclusione dei lavori agli impianti del COVA di Viggiano il bilancio per l’economia locale e l’occupazione si può circoscrivere positivamente, in termini di benefici sia pure indiretti, solo alle attività alberghiero-ricettive, di ristorazione, commercio e servizi del comprensorio che va da Brienza alla Val d’Agri ma non certo per i posti di lavoro a favore di disoccupati lucani.
E’ quanto sostiene Francesco Pagano, consigliere comunale di Brienza e dirigente regionale di Centro Democratico che aggiunge: prendendo per buoni i dati resi noti dal responsabile del Distretto meridionale dell’Eni, Enrico Trovato, su circa 1.200 unità impiegate nella fermata, oltre 470 sono già occupati delle ditte contrattiste e sub contrattiste, gli altri 720, invece, sono nuovi posti di lavoro aggiuntivi connessi alla fermata. Ebbene, in dettaglio su 17 contrattisti coinvolti nella fermata, 11 sono lucani; mentre su 16 subcontrattisti i lucani sono 8. Siamo davvero ad una manciata di posti e – sottolinea Pagano – ad una situazione inaccettabile per i giovani diplomati e specializzati lucani che pure hanno inviato i curricula all’Eni e alle imprese che si occupano di appalti e subappalti. E’ il caso di ricordare che le sollecitazioni dei sindacati e dei comitati popolari, tra i quali quello dei Disoccupati Viggianesi, alla vigilia della fermata del COVA, di conoscere criteri e modalità di selezione del personale sono rimaste letteralmente inevase. Come è il caso di ricordare le affermazioni sempre del dirigente Eni Trovato secondo cui “per la ricerca di personale, Eni, in linea con il Contratto “Local Content”, ha indicato di valorizzare i lavoratori locali e non potendo incontrare tutti i cittadini ha scelto di incontrare i loro rappresentanti: i dieci sindaci della Val d’Agri e i singoli contrattisti che operano in Basilicata ai quali ha presentato le proprie esigenze per le attività normali dell’impianto e a quelle di fermata”. Un modo – conclude Pagano – per mettere a posto la coscienza affrontando la questione solo formalmente eludendo la forte domanda di trasparenza e meritocrazia che viene dai giovani lucani.
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