Per il consigliere regionale del Pdl “gli operai forestali non vanno considerati semplici spalatori di neve”
“La tesi attribuita all’Ufficio stampa della Giunta che gli operai forestali sono formati per usare la zappa e non la pala per spalare la neve merita qualche riflessione oltre che una dovuta precisazione dall’assessore all’Ambiente, Vilma Mazzocco, di recente insediata nel nuovo incarico che, sono convinto, la pensa diversamente, stante la grande confusione sul ruolo che possono svolgere in casi di acuta emergenza, come quella che sta vivendo da giorni la nostra regione, i 5 mila lavoratori, tra operai forestali ed addetti al Programma Vie Blu, i quali possono essere utilizzati in maniera più produttiva e efficace”. E’ quanto sostiene il consigliere regionale Franco Mattia (Pdl) per il quale “proprio la situazione determinata dalle abbondanti nevicate di questi giorni può essere l’occasione, insieme ad un ripensamento del sistema regionale di Protezione civile, come ho sollecitato ieri, anche un’occasione per procedere ad un approfondimento sui programmi di forestazione e sugli interventi integrati di difesa del suolo e di protezione civile e, di conseguenza, sulla produttività della forza lavoro impegnata, se vogliamo realmente passare da una economia di assistenza ad una economia di sviluppo sostenibile”.
“Per precisare il mio pensiero: non ritengo certo che gli operai forestali ed idraulico-forestali debbano essere formati per comporre squadre di spalatori di neve, ma – continua Mattia – quello che mi preoccupa è che si possa continuare a considerarli in una funzione a se stante, tradizionalmente specifica, in una visione assistenzialistica, e non come si dovrebbe in una funzione moderna, fortemente innovativa, vale a dire di ‘sentinelle’ del territorio e non solo ‘custodi’ del patrimonio forestale. Quindi, come ‘sentinelle’ gli addetti alla forestazione e alla difesa del suolo – dice il consigliere del Pdl – assumono anche compiti di Protezione civile quando si è in presenza di situazioni di emergenza sul territorio, in attesa di trasformare i contratti da tempo determinato a tempo indeterminato che è una delle condizioni fondamentali. In parole semplici, le risorse finanziarie previste dal Piano di forestazione, che ammontano a 80 milioni di euro l’anno, non vanno semplicemente calibrate sulle giornate lavorative programmate, ma sono la forza lavoro e le stesse giornate che vanno calibrate sugli interventi da eseguire, in un quadro più esteso di operatività, ove possano trovare soluzione i problemi del dissesto idrogeologico e quelli connessi alle emergenze di particolare gravità. Dobbiamo, inoltre, già adesso cominciare a pensare a cosa accadrà con lo scioglimento della neve e, quindi, quale impatto si produrrà sul già fragile assetto idrogeologico dell’intero territorio regionale. Il rischio ambientale costituisce una realtà grave e permanente, che assume forme ed espressioni diverse riconducibili ad una comune fragilità del territorio, incapace di assorbire eventi eccezionali senza subire profonde trasformazioni”.
“Al rigore di certe scelte – conclude Mattia – si è chiamati anche prima che succedano i disastri e se non si può togliere tutto il margine che resta all’imprevedibile e all’inevitabile, questo margine può essere ridotto in virtù di una saggia programmazione di risorse e uomini coniugandola con la cultura della prevenzione”.