Legambiente e Altreconomia, in una nota ufficializzano i risultati dell’indagine “Regioni Imbottigliate” sui canoni di concessione per le acque minerali.
L’acqua in bottiglia non conosce crisi – è sottolineato nella nota. Nel 2012 i consumi sono addirittura cresciuti rispetto all’anno precedente, passando a 192 litri d’acqua minerale per abitante.
Dal rapporto emerge come dalll’industria delle acque minerali, in quasi tutte le Regioni italiane, vengono richiesti importi molto bassi, a volte addirittura stabiliti senza prendere in considerazione i volumi emunti o imbottigliati.
Tra le regioni bocciate: il Molise, la cui regolamentazione fa ancora riferimento ad un Regio Decreto del 1927, la Provincia autonoma di Bolzano, l’Emilia-Romagna e la Sardegna.
Non bocciate, ma rimandate, sono le Regioni che, pur applicando un doppio canone, impongono importi inferiori ad 1€/m3, diversamente da quanto indicato dalle linee guida nazionali. Per il 2014 queste sono, di nuovo, la Basilicata, la Campania e la Toscana.
Soltanto due Regioni si distinguono positivamente. Il primato per i canoni più alti spetta al Lazio e alla Sicilia.
“I canoni di concessione stabiliti dalle Regioni sono estremamente bassi perfino in aree dove vi sono difficoltà di approvvigionamento idrico e il settore delle acque in bottiglia, così come altre attività che utilizzano e consumano i beni ambientali, deve rientrare in una più ampia riforma della fiscalità ambientale, così come previsto dalla normativa europea –dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente. La nostra proposta è di istituire un canone minimo nazionale per le concessioni di acque minerali pari ad almeno 20 euro al m3 (ossia 0,02 euro al litro imbottigliato). Ai tassi attuali di prelievo si ricaverebbero circa 250 milioni di euro che potrebbero essere destinati alle politiche di tutela e gestione della risorsa idrica”.
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