La Cgil su documento “progetto di comunità” di Cisl e Uil

“Leggiamo con stupore quanto scritto oggi in relazione al documento presentato da Cisl e Uil e dalle associazioni datoriali su un “c.d. progetto di comunità”, nonché sulle ragioni per cui la Cgil non vi avrebbe aderito. Per evitare chissà quali ricostruzioni di fantasia, chiariamo subito che le ragioni per cui non abbiamo firmato sono semplici, di merito e di metodo.
Quando ci è stato inviato il documento (cioè nella mattinata del 21 agosto u.s.), come già accaduto in passato, in diversi incontri e manifestazioni pubbliche, abbiamo dichiarato subito una disponibilità a discutere (ieri, come oggi e come domani) e a dare contributi un “po’ più di dettaglio”, anche rispetto ad un possibile testo che – appena letto – abbiamo reputato troppo generico (di “appelli generici sono lastricate le vie dell’insuccesso” amava ripetere Pierre Carniti come sapranno di certo tutti i ghost writer professionisti)". Lo dichiarano in una nota congiunta i segretari generali di Cgil Basilicata (Alessandro Genovesi),  Cgil Potenza (Angelo Summa) e Cgil Matera (Manuela Taratufolo).
"Nel merito – proseguono –  abbiamo sollevato e solleviamo l’esigenza – prima di proporre nuovi patti o accordi – di fare un bilancio delle intese sottoscritte, a partire proprio da Obiettivo Basilicata 2012 che, ormai, ha più di un anno di vita (e il 2012 sta per finire). Perché senza un bilancio su quanto fatto e su quanto non rispettato, sui risultati raggiunti o meno, sulle difficoltà affrontate e sugli effetti concreti prodotti, è difficile non dare la sensazione che, ogni volta, si parli del “domani futuribile”, per non discutere in concreto dell’oggi e dei suoi problemi (problemi e risultati che, per un sindacato, si misurano in posti di lavoro persi o creati, in aumento o riduzione del disagio, in aumento o riduzione di diritti e tutele). Dicendoci la verità per quella che è (e lavorando per migliorarla sempre): alcune misure di Basilicata 2012 sono state attuate positivamente (anche in relazione a disposizioni legislative nazionali, pensiamo all’apprendistato o al Piano di Azione Coesione del Ministro Barca per quanto riguarda il credito di imposta per le assunzioni), altre sono state modificate, con consenso unanime, in corso d’opera pur di salvarne lo spirito (incentivi per gli investimenti), altre sono state dei veri e propri insuccessi (micro credito, fondo di garanzia, ecc.), altre ancora, infine, sono ferme al palo e diversi impegni non sono stati rispettati (semplificazione, banda larga, contratto di sito, una legge decente contro il lavoro nero, un piano straordinario per l’edilizia, ecc; interventi e vertenze ancora aperte e di notevole portata). Consapevoli tutti che anche in questi mesi, accordi unitari sono stati sottoscritti proprio in sede regionale e diverse mediazioni raggiunte (dall’apprendistato al credito di imposta per le assunzioni future agli incentivi per gli investimenti) tutte con il protagonismo della nostra organizzazione ( e non citiamo la grande mobilitazione unitaria dei lavoratori forestali fino alla grande manifestazione del 9 maggio che ha portato alla proroga degli ammortizzatori sociali e all’impegno – quello si che ci interesserebbe discutere un momento dopo Basilicata 2012 – del Piano per il Lavoro promessoci dal Presidente De Filippo e dall’Assessore Viti).
E sempre nel merito (e sulla scorta proprio dell’esperienza fatta) riteniamo – avremmo voluto confrontarci anche su questo con gli altri – che forse più che una “sommatoria” di strumenti, ancorché positivi per favorire la singola impresa, quella che serve è una nuova stagione di programmazione negoziata e una strategia complessiva. Una strategia a 360 gradi che, partendo dalla situazione reale del tessuto imprenditoriale materano e potentino, dai temi della governance e del territorio (anche dopo la spending review e relativi impatti che questa avrà su società partecipate, servizi in house, pubblica amministrazione, superamento Provincia di Matera già dalle prossime settimane) concentri le risorse comunitarie da riprogrammare e la maggior parte delle altre disponibilità finanziarie su 4-5 interventi mirati, declinati per bene (cioè con “nome e cognome” delle cose da fare), con obiettivi misurabili nel tempo e in termini non di risorse spese, ma di posti di lavoro creati (piano straordinario per l’ambiente e il territorio, nuova missione industriale per l’ex polo del salotto, mobilità sostenibile e questione Fiat, agroindustria, turismo e cultura, con la concentrazione su 2 infrastrutture strategiche, banda ultra larga e alta capacità ferroviaria).
In un contesto dove la Basilicata registra da due anni a questa parte il più alto tasso di crescita di disoccupazione giovanile a livello meridionale, il più alto (in termini relativi) numero di nuovi emigranti secondi soli alla Calabria, e il tasso più alto di povertà a livello nazionale, occorre richiamare il pubblico ad un di più di interventismo (più pregnante e definito), chiamando tutti, grandi imprese multinazionali per prime, a fare il proprio dovere, cioè ad investire proprie risorse sul nostro territorio. Un pubblico che deve facilitare, indirizzare e usare le leve che ha a disposizione comprese quelle economiche dirette e che, prima di discutere se le risorse siano o meno sufficienti, sarebbe utile favorisse una discussione sul “per farne cosa”, con quale ordine di priorità. Dire “servono più risorse”, senza dire prima per quali interventi, è quanto meno bizzarro o è forse un modo solo per “buttare la palla sugli spalti”. Infine abbiamo sollevato (e solleviamo) una questione di metodo che, per una grande organizzazione di massa, non è tema secondario, ancor di più in una fase di crisi come questa dove proprio l’autoreferenzialità, l’assenza di partecipazione, gli eccessi di leaderismo stanno allontanando i cittadini ed i lavoratori dai sindacati, dai partiti, dalle associazioni e dalle stesse istituzioni: avevamo proposto a Cisl e Uil di vederci nei primi giorni della settima prossima per impostare una discussione nei nostri gruppi dirigenti in maniera unitaria (come del resto sempre fatto), coinvolgendo segretari di categoria, direttivi, ecc. per costruire prima di tutto una comune analisi e proposta del movimento sindacale e quindi, uniti, andare al confronto con le altre organizzazioni datoriali. In nome dell’autonomia del sindacato, della volontà di portare – in una sintesi più avanzata e condivisa tra tutti i “produttori” – le ragioni e il punto di vista del mondo del lavoro, facendo camminare il tutto sulle gambe della partecipazione popolare. Vero antidoto anche a quelle intese separate, alla subalternità al potere forte di turno (si chiami Marchionne, PCMA o l’Assessore X), che, di solito, oltre che ingiuste, non portano a grandi risultati (Fabbrica Italia è un paradigma tipico di quei “giochi” dove vince solo il banco).
Purtroppo, però, a fronte di queste prime osservazioni su cui avremmo voluto confrontarci in una riunione (la prima che si sarebbe svolta, con carte e testi alla mano) per fare un percorso serio, approfondito e tutto di merito, Cisl, Uil e le altre organizzazioni di impresa o hanno valutato non essere meritevoli di attenzione i nostri possibili contributi o hanno ritenuto essere così urgente uscire pubblicamente il 22 Agosto senza fare una discussione e anche un bilancio prendendoci ancora qualche giorno, perché qualcosa di miracoloso forse accadrà nelle prossime ore.
Sta di fatto – sottolineano Genovesi, Summa e Taratufolo –  che è stato compiuto un atto tutto politico e “poco sindacale” e di fronte a ciò noi, come Cgil, rispondiamo con la serietà e serenità che ci sono proprie, spiegando ai lavoratori e ai cittadini le nostre ragioni e quello che riteniamo utile si debba fare per i lavoratori, i disoccupati e i pensionati della Basilicata.
Non vogliamo prestarci a qualsivoglia strumentalizzazione, da qualunque parte provenga, non avendo debiti di riconoscenza verso nessuno (ma siamo certi varrà anche per tutti gli altri) e non essendo in cerca nè di posti di sottogoverno nè di candidature alle prossime elezioni nazionali o locali che siano.
Ovviamente dichiariamo come Cgil tutta la nostra disponibilità ad affrontare nel merito una discussione seria e concreta, ribadendo la necessità (pensiamo comune anche ai firmatari, Presidente della Regione, Sindacati e Confindustria in primis) di fare un bilancio su Obiettivo Basilicata 2012, su quanto fatto e su quanto manca ancora da fare, e chiedendo a Cisl e Uil di impegnarsi insieme a noi, ancora di più, innanzitutto perché si rispettino gli impegni presi e sottoscritti a partire dal contratto di sito e da una buona legge contro il lavoro nero , prima di “passare ad altro”. Perché anche noi siamo convinti che si debbano affrontare con spirito nuovo (e risultati migliori) i tanti problemi che abbiamo in Europa, in Italia, nel Sud ed in Basilicata e siamo convinti, sicuramente al pari di altri, che serva, con realismo e negli ambiti del “possibile”, una scossa alla nostra terra, con più coraggio e concretezza, facendo di questa discussione, una vera discussione di popolo, organizzata e che veda la comunità protagonista. Protagonista perché discute, si confronta, sceglie come rappresentare e rappresentarsi e quindi alla fine decide. Non fa decidere ad altri”.

BAS 05

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