Intitolata a Michele d'Elia la scuola di restauro

 Lo storico dell’arte Michele D’Elia (Grumo Appula, 1928 – Bari, 2012) ha legato la sua notorietà in particolare allo studio e valorizzazione del patrimonio culturale del Mezzogiorno e all’attenzione dedicata ai temi del restauro e della formazione dei restauratori. È stato funzionario, e in seguito soprintendente, nei ruoli del Ministero dei Beni Culturali, e docente universitario. Negli anni 1988-1991 è stato Direttore dell’Istituto Centrale per il Restauro (ora ISCR). Nel 2008 gli era stata conferita la cittadinanza onoraria di Matera. La creazione della sede SAF di Matera deve molto al suo impulso e al suo progetto maturato negli anni di direzione ICR.

I temi affrontati
Durante la sua carriera di storico dell’arte al servizio dello Stato e delle comunità locali, Michele D’Elia ha affrontato e posto all’attenzione dei politici, dell’amministrazione pubblica e dei cittadini, alcuni dei problemi cruciali del patrimonio artistico.
Sull’importanza del censimento dei beni culturali D’Elia scrisse già nel 1972, raccomandando alle Soprintendenze la predisposizione di un “inventario dei beni storico artistici” quale utile strumento contro i numerosi furti e specificando che il passaggio dal concetto di opera d’arte a quello di bene culturale aveva portato a un notevole incremento di numeri ai quali far fronte con un allargamento dei catalogatori.
L’idea peraltro si rivelò predittiva e felice quando poté fronteggiare l’emergenza post-terremoto dell’Irpinia del 1980 grazie alla capillare attività di catalogazione e inventariazione dei beni storico-artistici, da lui promossa in precedenza sul territorio, coinvolgendo associazioni e istituzioni locali.
Riguardo la formazione del personale tecnico-scientifico, D’Elia si prodigò nel tenere corsi per giovani funzionari: nel 1981 venne nominato membro del Comitato tecnico scientifico per la Formazione Professionale nel Mezzogiorno e progettò il corso su Arte Barocca nel Mezzogiorno per i tecnici delle soprintendenze di Puglia e Basilicata. Ma fu anche convinto assertore del bisogno di coinvolgere i cittadini e allargare la conoscenza anche attraverso lo stretto rapporto tra territorio e ricerca locale.
Una delle questioni più dibattute da Michele D’Elia fu senz’altro quella della la necessità di una formazione nazionale dei restauratori e della univocità dei metodi. Lamentò spesso il fatto che i grandi restauri e quindi le risorse disponibili fossero impegnate per lo più da Roma in su e che gli interventi fossero eseguiti con metodi troppo diversi nelle varie aree del Paese. Secondo D’Elia all’Istituto Centrale per il Restauro spettava stabilire il

metodo ma era anche necessario che si realizzassero su tutto il territorio nazionale apposite su scuole sul modello dell’Istituto stesso. Fu quindi sua l’idea e poi il progetto per l’istituzione di una sede distaccata a Matera della Scuola di Alta Formazione dell’importante presidio nazionale, oggi Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro.
Sulla necessità di laboratori di restauro e depositi per le opere, D’Elia lavorò e operò moltissimo. Si deve a lui, anche in questo caso a seguito del terremoto che nel 1980 colpì parte della Campania e della Basilicata, dapprima l’istituzione di un deposito presso Palazzo Lanfranchi e poi la costruzione del moderno ed efficiente laboratorio di restauro quale luogo qualificato dalle innovazioni scientifiche legate alle tecniche della conservazione.
Grazie anche ai Fondi FIO che il Ministero per i Beni Culturali stanziò nel 1985, venne progettato nella zona artigianale della città di Matera un edificio su due piani nel quale accanto ai laboratori di restauro, di falegnameria e fotografico si realizzarono dei depositi destinati a ospitare le opere del territorio. Possiamo considerare la visione di D’Elia lungimirante e ancora attuale, così come la scelta della sede della Soprintendenza in Palazzo Lanfranchi ha favorito gli essenziali interventi di manutenzione straordinaria del prestigioso edificio e, successivamente, la sua funzionale destinazione a Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna.

L’identità meridionale
La Puglia e la Basilicata devono molto a Michele D’Elia. Fondamentale, ancora oggi, per la conoscenza della storia dell’arte regionale pugliese, la mostra da lui allestita presso la Pinacoteca Provinciale di Bari, sull’Arte in Puglia dal Tardo-antico al Rococò (1964), esito di ricerche pionieristiche condotte sul territorio per promuovere la conoscenza e la salvaguardia del patrimonio storico-artistico pugliese.
Ma più in generale bisogna sottolineare la sua passione e dedizione per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio del mezzogiorno d’Italia: di notevole importanza sono i suoi studi sugli artisti meridionali e sulla specificità dell’arte medievale meridionale; come pure sono di particolare interesse le sue ricerche sul passaggio di importanti artefici al sud (come ad esempio Francesco Laurana).
D’Elia inoltre riconobbe e sostenne l’integrità culturale del territorio lucano e l’unicità dello stretto rapporto tra città e campagna “È un miracolo della natura che non è solo nei Sassi di Matera. La bellezza della Basilicata è nella sua autenticità. È necessario, però, che la Basilicata apra le proprie frontiere, produca cultura e non solo accetti cultura altrui” diceva D’Elia.
Tra le sue ultime fatiche, va segnalato l’impegno profuso nella direzione scientifica del restauro della Cripta del Peccato Originale, splendido esempio di arte altomedievale, collocata sul costone della gravina di Picciano a pochi chilometri da Matera, che nel 2008 gli ha conferito la cittadinanza onoraria.
Si è trattato di un importante intervento di tutela e valorizzazione realizzato grazie alla collaborazione tra ICR e Fondazione Zètema di Matera, di cui D’Elia è stato direttore scientifico a partire dal 1992. In tale occasione, è stato anche messo a punto un protocollo operativo che delinea una metodologia di ricerca per la conservazione del patrimonio rupestre mediterraneo.

Michele d’Elia è scomparso a Bari, il 15 ottobre 2012, all’età di 84 anni, dopo aver condotto una vita al servizio della conoscenza, della tutela e della valorizzazione dell’arte apulo-lucana, delle problematiche e delle metodologie connesse alla conservazione e al restauro.
bas04 

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