"Nel 2006 l’accordo tra Governo, Regioni e parti sociali per il rilancio dell’industria del salotto fu salutato come innovativo e capace di risolvere le questioni legate alla difesa del comparto murgiano. In quella fase operavano circa 500 aziende con 14.000 lavoratori. La produzione veniva esportata per 85% all’estero. Di fronte alla caduta della domanda, dei processi di ristrutturazione aziendale e alla crescente iniziativa cinese di penetrazione nei mercati internazionale, l’accordo stipulato prevedeva interventi di riduzione dell’Iva, dell’Irap, degli oneri sociali, di riduzione dell’indebitamento a breve, fenomeno molto esteso nell’area Murgiana, e sostegni per la promozione all’estero, cassa integrazione in deroga, formazione continua ed incentivi per gli investimenti nei processi e nel prodotto accompagnati da finanziamenti nella ricerca". Lo dichiara Pietro Simonetti (Cseres).
"Sono trascorsi quasi 7 anni dalla stipula del protocollo, – prosegue – si sono avvicendati vari governi, ma l’intesa e’ rimasta sulla carta al netto di interventi formativi regionali, di cassa integrazione e qualche investimento per ristrutturazione.Intanto molte imprese hanno delocalizzato all’estero, in particolare in Cina.L’occupazione si e’ ridotta di oltre la meta’. Quello che rimane e’ in forte crisi e buona parte delle aziende hanno dichiarato esuberi e ricorrono alla cassa integrazione.In questo quadro il progetto gestito da Basilicata Sviluppo”riposizionamento competitivo del corparto del salotto”,durato due anni, non ha generato effetti.Ora si ricomincia con altro taglio e meno ambizioni di interventi di tipo fiscale ed altro. Sono del tutto evidenti, per dimensione,contenuto e quadro finanziario le forti differenze tra i due accordi. Si tratta di una misura sostenuta da oltre 100 milioni di euro, 21 postati dalla Regione Basilicata, 40 dalla Puglia e 40 dallo Stato. Per investimenti, ricerca e accesso al credito.Si ricomincia con il percorso dei bandi,delle manifestazioni di interesse(nell’area puglise sono gia’ pronti oltre 80 richieste)mentre la crisi morde.La situzione e’ difficile,effetto anche delle inadempieze governative e delle stesse imprese,che a differenza di quanto accaduto in segmenti del mobile italiano , dove sono stati attuati investimenti con profonde innovazioni di processo e di prodotto,come ha segnalato la Bocconi in una ricerca apposita,hanno scelto la strada delle delocalizzazione con i risultati che conosciamo".
BAS 05