Non arrivato tra i 12 finalisti della 70esima edizione del Premio letterario Strega, ma la sua opera “Il paese dei segreti addii, è stato selezionato tra le 27 in gara. Una bella soddisfazione per l’autore lucano, il giornalista Mimmo Sammartino, che ieri nel tardo pomeriggio all’Università degli Studi della Basilicata ha presentato il suo ultimo volume edito da Hacca Edizioni.
“Un rivolo scarlatto come sangue sporcò la neve, che pareva un’offesa. E tutti pensarono che fosse accaduto qualcosa di irreparabile. Comincia con un mistero di neve il Natale di Pietrafiorita. Sullo sfondo, un borgo d’Appennino che si spopola. Il paese dei segreti addii si fa guscio vuoto nel suo tempo lento e inesorabile…”.
Alcuni dei versi recitati nel corso della presentazione coordinata da Domenico Senato dell’Università degli Studi della Basilicata e che ha visto la partecipazione e gli interventi di Carla Pisani dello stesso ateneo, di Santino Bonsera presidente del circolo culturale Spaventa Filippi e dello scrittore e giornalista Raffaele Nigro, il quale ancora una volta, lo ha definito narratore antropologico pieno di lirismo capace di raccontare delle storie d’amore fantastiche e di esprimere sentimenti di malinconia e in un racconto “circolare” chiuso in un’ampolla come un infinito atomo del mare.
Il paese dei segreti addii”, è un racconto sulla storia dell’Appennino, tra il passato e il presente nella minaccia dello spopolamento dei borghi lucani. Sammartino lo ha definito un romanzo corale di antieroi che vivono e affermano la propria dignità del proprio essere nel mondo giocandosi la possibilità di partire e di ritornare per ritrovare quel filo che sono i possibili incontri. Se possa esistere o meno una terra di ritorno è questa la domanda irrisolta su cui pone l’accento l’autore. Nel volume la narrazione di profezie come maledizioni e come elemento di sofferenza, un paese che rivendica la propria dignità contro la marginalizzazione, in luoghi dove la storia sembra non arrivare mai, e che quando lo fa, rimbomba come un eco. Non manca però la speranza.
I fatti storici: dalla disfatta dell’8 settembre, l’eruzione del Vesuvio, l’occupazione delle terre, la tragedia di Marcinelle. Il dolore e la sofferenza sono evocate dai personaggi.
Mimmo Sammartino dedica il suo libro al suo amico prematuramente scomparso Peppe Leone, sua fonte di ispirazione. “Storie che nascono dai pensieri e dall’alchimia – sottolinea. Il libro gioca con il tempo del passato ma l’intenzione è parlare del presente e dei suoi smarrimenti. Le storie nascono dai suggerimenti come piccoli messaggi in bottiglia che vengono affidati a qualche onda che arriveranno da qualche parte".