Giovedì 6 marzo, alle ore 17,00 nella sala convegni del Polo Bibliotecario di Potenza è in programma la presentazione del catalogo di pittura del M° Gerardo Corrado “Iconografie del paesaggio lucano”, Villani Editore, 2025. Interverranno il direttore del Polo Bibliotecario Luigi Catalani, l’autore Gerardo Corrado e l’editore Franco Villani.
Gerardo Corrado nasce a Potenza nel 1936. Da ragazzo, conosce i pittori Michele Giocoli e Mauro Masi frequentandone lo studio di Via Manhes, luogo di convegno degli intellettuali della città. Già espositore alla 1° edizione delle Olimpiadi della Gioventù (1949), il critico Corrado Maltese parla della sua pittura su un quotidiano nazionale. Anche lo scrittore Ezio Taddei si interessa del giovane Corrado le cui opere, selezionate per il confronto internazionale della 2° edizione delle Olimpiadi della Gioventù, sono esposte prima a Roma e poi a Nizza dove richiamano l’attenzione di Picasso. Insegnante, per brevi periodi, in alcune scuole dell’Appennino lucano, viene in contatto con l’estrema povertà dell’interno della regione. Dopo il servizio militare, per tre anni, è insegnante dei minori presso il carcere giudiziario di Potenza. Nel 1969 lascia Potenza e va a insegnare nella periferia romana (Primavalle). Qui l’intreccio tra sviluppo e sottosviluppo lo impegna politicamente con proposte contro l’emarginazione e il disadattamento. Ma non cessa i legami con la sua regione nativa. Roma è solo la “Capitale del Sud” dove si scarica il peso di un’opposizione mai risolta in Italia: quella tra città e campagna. È proprio riflettendo sul contrasto tra città e campagna che Corrado fa il suo incontro con il pensiero di Giustino Fortunato, il primo, tra gli storici e gli studiosi del tempo, che indicherà agli italiani l’esistenza di due Italie, non solo economicamente ma anche moralmente.
Il catalogo presenta 30 dipinti a colori e 32 disegni in bianco e nero. Dalla luce dell’impressionismo, Corrado ha tratto la consapevolezza che il passato va rivissuto non tanto nei suoi percorsi conosciuti ma sotterranei, negati dalla Storia ufficiale, e che le molteplici età di cui è intessuto l’uomo lucano siano la testimonianza lasciataci in eredità perché sia possibile unire il passato al presente, far sì che il presente sia un’anticipazione del futuro o un’illuminazione che ritorna dal passato stesso. I suoi paesaggi di cenere, il culto dei santi pagani dei villaggi lucani, le ore immobili agli orologi delle piazze, la contaminazione tra ordine minerale e fossile della Natura e mondo organico degli esseri viventi, tra cui l’uomo, il ridursi anche della Storia alla Natura medesima, costituiscono, per questo, non solo la sua esperienza del “microcosmo” nativo ma anche il naturale pudore del suo sguardo verso le conclamate conquiste scientifiche e tecnologiche, verso l’universo totalizzante che vorrebbero imporre, svuotando l’arte della sua umanità concreta e della sua libertà. Per i nostri tipi ha pubblicato: Giustino Fortunato e le due Italie (2021) Joseph Stella, da Muro Lucano a New York (2024).