Fillea Cgil su benefici Ape Social

“Scaduto il termine, per accedere, presentando domanda all’Inps , ai benefici previsti dall’Ape Social (Anticipo Pensionistico) il 15 luglio ’17, per il 2017, proviamo a fare un primo bilancio: è amaro dover constatare che oltre il 98% degli edili di questo territorio, 428 ( nati dal 01/01/1950 al 31/12/1955) potenziali destinatari non si vedranno riconosciuto alcun diritto, al di là dell’elevato numero di domande presentate circa 65.000 e dagli annunci di Renzi , solo meno di 10 edili Potentini potranno andare in pensione e smettere di salire sulle impalcature a 67 anni; un vero e proprio fallimento, una presa in giro per il settore”.
E' quanto si legge in una nota della Fillea Cgil di Potenza.
“L’insieme di vincoli previsti, creati artatamente, di fatto – continua la nota – esclude gli edili dall’accesso al beneficio, perché avere tutti i requisiti richiesti dalla norme è semplice come vincere la lotteria : occorre essere stati licenziati da un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, ( aver concluso gli ammortizzatori sociali da oltre tre mesi), essere nati entro il 1953 e il 1954 , aver almeno 30 anni di contribuzione piena, requisito impossibile per un settore dove la media lavorativa annua e pari a 8 mesi su 12, media che scende nel mezzogiorno d’Italia e ancor di più nel nostro territorio per effetto della sua altitudine”.
“Ancora una volta il Governo ha preferito gli spot ed ha preso in giro i lavoratori, anziché affrontare il problema e dare una risposta seria al settore e correggere il principio sbagliato della riforma Fornero secondo la quale i lavori sono tutti uguali. I lavori non sono tutti uguali e di conseguenza non sono uguali le aspettative di vita; gli edili – si legge – vivono di meno, sono consumati, non si può salire sulle impalcature o lavorare sulle strade, fino a 67 anni, esposti alle intemperie che per alcune lavorazioni svolte sempre all’aperto non sono solo le cattive condizioni atmosferiche dei mesi invernali , ma anche le elevate temperature di questi giorni.
I troppi lacci e lacciuoli previsti per l’accesso all’Ape Social rappresentano un’ occasione mancata per dare una risposta seria al settore ormai in crisi da circa un decennio. Collocare in pensione gli ultra sessantenni avrebbe consentito al settore quel ricambio generazionale di cui ha assolutamente bisogno e che da molti anni continuiamo a chiedere; purtroppo continueremo a vedere i nonni sulle impalcature e i giovani a casa”.
“Il paese non ha più bisogno di continuare a consumare suolo ( causa delle molte tragedie nelle quali contiamo i morti e a sprechiamo risorse preziose per la ricostruzione) anzi, al contrario, ha bisogno – conclude la nota – di recuperare il patrimonio edilizio pubblico e privato esistente ormai vetusto e decadente, e per fare tutto questo occorre un ricambio generazionale, occorrono nuove professionalità, formare i giovani e rendere appetibile il settore e, nello stesso tempo, collocare in pensione gli ultra sessantenni ormai stanchi ed usurati”.

Bas 05

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