Fiat Melfi, Comunisti Sinistra Popolari: pignorare fabbrica

“Il padrone della Fiat Sergio Marchionne, dopo anni di bugie, racconta la verità: la Fiat non ha più futuro in Italia.” A sostenerlo in una nota i Comunisti Sinistra Polare Partito Comunista di Basilicata. “La Sata di Melfi – sottolineano – quando nacque, nel 1993, era la novità assoluta del nuovo modello industriale italiano. Pensavamo di aver risolto i problemi della disoccupazione soprattutto giovanile in Basilicata, con operai al di sotto dei 32 anni, che prometteva una maggiore partecipazione dei lavoratori al processo produttivo in gran parte finanziato con soldi pubblici ed importanti deroghe, in accordo con i sindacati, al contratto nazionale dei metalmeccanici come quella sul salario e sul lavoro notturno anche per le donne. Mentre Marchionne non smentisce il rinvio della produzione del nuovo modello al 2015, il sindaco di Melfi, con una gara di appalto fatta di notte, si affretta a dar corso agli accordi sottoscritti a Potenza tra De Filippo e Marchionne per la realizzazione del Campus tecnologico che dovrebbe sorgere all’interno dello stesso stabilimento con finanziamenti anche regionali di 3 milioni di euro. Noi Comunisti ci chiediamo come è possibile che questa regione possa continuare a regalare soldi pubblici alla Fiat senza pretesa di alcuna garanzia a rimanere sul territorio e garantire l’occupazione. La nostra idea di politica è di espropriare e nazionalizzare quelle aziende come la Fiat che tanto hanno avuto e nulla hanno dato, sempre nella logica di “privatizzare i profitti e socializzare le perdite“.Riteniamo che il padrone Marchionne, sia da espellersi dall’Italia e che il governo De Filippo debba richiedere il pignoramento della fabbrica. In ballo non c’è la chiusura di una azienda che occupa attualmente circa 6.000 lavoratori, ma la chiusura della regione Basilicata”.

BAS 09

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