Fanghi in agricoltura, Braia annuncia una mozione urgente

Il consigliere la presenterà, insieme ai colleghi Polese e Cifarelli, lunedì 1 luglio, chiedendo l’impegno del Governo regionale a formulare un atto ufficiale che ribadisca il totale divieto di uso dei fanghi di depurazione in Basilicata

&ldquo;Il pericolo si &egrave; oggi materializzato. La Basilicata non deve diventare la sede di riversamento dei fanghi inquinati altrui. La Regione Basilicata deve continuare a fare la sua parte obbligando il Governo giallo-verde a modificare la norma (Decreto Genova). Immediatamente, data l&rsquo;urgenza della questione, presenteremo luned&igrave; una mozione con i colleghi Polese e Cifarelli, che impegni il Governo regionale a non perdere tempo, chiedendo al Presidente Bardi e agli Assessori, competenti a titolo complementare sul tema (Agricoltura e Sanit&agrave;), un atto ufficiale che ribadisca il totale divieto di uso dei fanghi di depurazione.&rdquo; Lo dichiara il consigliere regionale Luca Braia (Ab).<br /><br />&ldquo;Con l&rsquo;intensificarsi dei controlli dei Carabinieri del N.O.E. di Potenza, che ringraziamo per la costante azione di tutela del territorio – prosegue il consigliere Braia – sugli impianti di depurazione civile ed industriali e sul rispetto dei limiti per le acque di scarico, una operazione importantissima ha portato, nella zona del Metapontino e costa Jonica Materana, al sequestro penale di circa 96 tonnellate di fanghi di depurazione. Sono comportamenti incivili e illegali da scongiurare, arginare e prevenire in ogni modo. Doveroso ricordare che &egrave; tuttora fatto divieto, per legge, sul territorio della regione Basilicata dell&rsquo;utilizzo in agricoltura dei fanghi che non rispettano i limiti, &egrave; ci&ograve; grazie a una norma storica e importantissima per il presente e il futuro della nostra terra, dell&rsquo;ambiente, della salute, dell&rsquo;agricoltura tutta&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Una battaglia &ndash; spiega il consigliere di Avanti Basilicata – che abbiamo sostenuto fino ad arrivare all&rsquo;emanazione della legge regionale n. 4, il 13 marzo 2019, con cui abbiamo pronunciato un fermo e definitivo no ai fanghi di depurazione in agricoltura, in opposizione a quanto introdotto dal Governo nazionale, con il cosiddetto Decreto Genova, proprio sulla questione. E&rsquo; politicamente gravissimo, infatti, che una Legge regionale tuttora ovviamente in vigore e che andrebbe rispettata almeno fino a quando non si pronuncer&agrave; la Corte costituzionale su una sua eventuale incostituzionalit&agrave;, sia stata impugnata dal Consiglio dei Ministri. La Regione, ricordiamolo anche in vista di una discussione e risoluzione sulla autonomia differenziata, nell&rsquo;esercizio delle proprie competenze, nel rispetto della normativa statale di tutela dell&rsquo;ambiente, pu&ograve; stabilire in materia di tutela della salute, di governo del territorio, di valorizzazione dei beni ambientali, etc.) livelli di tutela pi&ugrave; elevati. E&rsquo; esattamente quanto &egrave; stato fatto dal precedente Consiglio regionale, col solo voto contrario dei pentastellati&rdquo;.<br /><br />A parere di Braia &ldquo;l&rsquo;attuale Governo nazionale potrebbe, da noi lucani, essere tristemente ricordato per aver deciso, con delibera del Consiglio dei ministri dell&rsquo;8 maggio 2019, di impugnare proprio questa norma regionale che la Regione Basilicata ha previsto per assicurare una maggiore tutela per l&rsquo;intera filiera agro-alimentare e, di conseguenza, per la salute di cittadini e le condizioni ambientali di allevamenti, colture, produzioni ecc.&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Non intendiamo permettere a nessuno di vanificare gli sforzi e il lavoro fatti sino ad oggi &ndash; sottolinea il consigliere -. Sappiamo che la Regione Basilicata si sta costituendo in giudizio contro il ricorso: al Governo regionale attuale chiediamo un impegno forte nel notificare al nazionale, con l&rsquo;opposizione allo stesso, le motivazioni inappellabili della norma regionale, oltre che di mettere in campo ogni azione utile a vietare di trasformare la Basilicata nella discarica fanghi di mezza Italia. Chiediamo, inoltre, che si mobilitino tutte le associazioni di categoria&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Siamo arrivati ad avere, dopo la Lombardia – conclude Luca Braia – una legge regionale di cui essere orgogliosi che ha ripristinato il principio per cui i fanghi ad uso agricolo devono rispettare i limiti previsti per le matrici ambientali a cui dovranno essere assimilati, fino a quando il legislatore nazionale non provveder&agrave; ad una riforma organica della materia. La Basilicata, con i suoi 600 mila ettari di superficie agraria utile, destina circa 100 mila ettari al biologico e non pu&ograve; tollerare l&rsquo;utilizzo di fanghi di depurazione &ndash; secondo i limiti previsti dall&rsquo;articolo 41 del Decreto Genova &ndash; in contrasto con l&rsquo;incentivazione e il sostegno, negli ultimi 4 anni – di un&rsquo;agricoltura indirizzata verso pratiche agronomiche caratterizzate da una drastica riduzione dell&rsquo;utilizzo di sostanze chimiche fino a prevederne l&rsquo;azzeramento per le colture bio.&quot;<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />

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