Per il consigliere del Gruppo misto “non si può che appoggiare l’iniziativa referendaria proposta dalla Cgi per l’abrogazione delle norme che limitano le sanzioni e il reintegro in caso di licenziamenti illegittimi”
“I dati pubblicati ieri dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps fotografano in modo impietoso il fallimento di una misura legislativa, quale quella del jobs act, sbandierata dal governo Renzi in modo frettoloso come strumento virtuoso per contrastare la precarietà e la disoccupazione ma che, come sin dall’inizio abbiamo sostenuto, ha avuto come unico effetto quello di rendere ancora più precario il mercato del lavoro senza creare alcun effetto reale e duraturo sull’occupazionale e la de-precarizzazione del lavoro”.<br /><br />E’ quanto sostiene il consigliere regionale del Gruppo misto Giannino Romaniello per il quale “i dati pubblicati, infatti, testimoniano in modo inequivocabile che l’incremento dei contratti a tempo indeterminato registratosi lo scorso anno era dovuto solo e unicamente alle forti agevolazioni fiscali legate alle assunzioni tanto che, come era abbondantemente prevedibile, al primo decremento degli sgravi ha immediatamente corrisposto un netto calo delle assunzioni a ‘tutele crescenti’, senza tener conto che anche l’incremento registratosi era dovuto alla mera trasformazione dei contratti ultra precari in contratti fintamente a tempo determinato”.<br /><br />“Nel periodo gennaio-marzo 2016, infatti –aggiunge – il numero complessivo delle assunzioni private hanno subito un calo di quasi il 13 per cento, con una riduzione di 176.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015.Un calo che ha coinvolto soprattutto i contratti a tempo indeterminato: –162.000, pari a -33,4 per cento sul primo trimestre 2015. Lo stesso può dirsi in relazione alla fortissima diminuzione di trasformazioni di contratti a tempo indeterminato (-31,4 per cento). Interessante anche osservare come per i contratti a tempo determinato, nel primo trimestre del 2016, si registrano 814.000 assunzioni, una dimensione del tutto analoga a quella degli anni precedenti (-1,7 per cento sul 2015 e -1,1 per cento sul 2014). Lo stesso vale per le assunzioni con contratto di apprendistato, che sono state quasi 50.000, stabili rispetto al 2015”.<br /><br />“Il fatto che per i contratti che non usufruivano di agevolazioni fiscali il trend sia rimasto sostanzialmente invariato dimostra, ancora una volta –continua Romaniello - come l’incremento registrato nel corso degli scorsi mesi in relazione alle assunzioni a tempo indeterminato fosse dovuto unicamente all’effetto degli sgravi contributivi e che non c’è alcun nesso tra l’ennesimo indebolimento dei diritti dei lavoratori e la propensione delle imprese ad assumere e stabilizzare”.<br /><br />“Occorre, inoltre, evidenziare – aggiunge – come gli stessi contratti di assunzione in crescita negli scorsi mesi e ora impietosamente in calo, sbandierati dal governo Renzi impropriamente come a tempo indeterminato, non siano altro che una forma malcelata di precarizzazione, avendo il datore di lavoro la possibilità di licenziare il lavoratore in qualunque momento e senza giusta causa.<br />Appare necessario più che mai, e ancor più dopo la lettura di questi dati, contrastare in modo fermo il jobs act, una riforma che ha reso strutturale la precarietà, prendendo esempio da ciò che sta accadendo proprio in questi giorni nelle piazze francesi, dove migliaia di persone si stanno opponendo con forza alla introduzione di una legge simile”.<br /><br />“E a tale riguardo – conclude – non si può che appoggiare l’iniziativa referendaria proposta dalla Cgi per l’abrogazione delle norme che limitano le sanzioni e il reintegro in caso di licenziamenti illegittimi”.<br /><br />L.C.<br />