Cresce la rete delle città del tartufo

Gli ultimi ingressi riguardano Pisticci, Scanzano Jonico e Sant’Angelo le Fratte. L'assessore regionale alle Politiche agricole e forestali, Carmine Cicala: "Promuoviamo una coscienza diffusa sul valore del tartufo, assumendo come Regione un ruolo di coordinamento sovraordinato".

L'assessore regionale Carmine Cicala

Il tartufo è ormai riconosciuto come una risorsa agroalimentare strategica per la Basilicata. Se da tempo gli addetti ai lavori ne conoscono il valore, negli ultimi anni – grazie a un programma mirato promosso dalla Direzione Generale Politiche Agricole della Regione – si è affermata una nuova consapevolezza sul ruolo che questa eccellenza può giocare nello sviluppo dell’enogastronomia regionale e nel rafforzamento della bilancia commerciale.

Nel 2024 la Regione Basilicata ha compiuto un importante passo in avanti, aderendo all’Associazione Nazionale Città del Tartufo. “Siamo stati la seconda regione italiana, dopo il Molise, ad abbracciare una nuova visione dell’associazione, da sempre riservata ai soli comuni – ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura, Carmine Cicala. – In questo anno di adesione abbiamo partecipato attivamente alle iniziative promosse, stimolando numerose realtà locali a riscoprire e valorizzare la presenza del tartufo nei propri territori”.

Allo storico comune di Carbone, già socio dell’associazione da diversi anni, si aggiungono ora Pisticci, Scanzano Jonico e Sant’Angelo le Fratte, ufficialmente ammessi durante l’Assemblea Nazionale dell’Associazione, tenutasi a Gubbio il 5 aprile. “Abbiamo sostenuto con forza l’importanza di ampliare il numero dei comuni lucani aderenti, così da promuovere una coscienza diffusa sul valore del tartufo, assumendo come Regione un ruolo di coordinamento sovraordinato”, ha aggiunto Cicala.

La Basilicata, grazie alla varietà dei suoi ambienti naturali – dalle aree costiere fino all’alta montagna – vanta un patrimonio micologico di oltre 700 specie di funghi epigei e il primato nazionale per numero di specie, varietà e forme di tartufo del genere Tuber.

Sono nove le tipologie commercializzabili, tra cui spiccano il Tartufo Bianco Pregiato, particolarmente diffuso nell’area del Serrapotamo e di Carbone, il Tuber Borchii (o bianchetto, raccolto da gennaio a maggio) e il Tuber Aestivum (o scorzone, da maggio a inizio inverno). Queste varietà, presenti anche nei territori del Metapontino, si raccolgono nei mesi di maggiore afflusso turistico, offrendo un’opportunità concreta di valorizzazione in chiave economica e attrattiva.

A completare il percorso di crescita del comparto, è in fase di elaborazione una nuova legge regionale, attualmente all’esame degli uffici competenti, che aggiornerà e innoverà la normativa attualmente vigente (L.R. n. 35 del 27 marzo 1995), regolando in modo più moderno la coltivazione, raccolta, trasformazione e commercializzazione del tartufo.

“Dopo il successo della prima edizione del progetto regionale dedicato al tartufo – ha concluso l’assessore Cicala – stiamo già lavorando alla seconda edizione, con l’obiettivo di consolidare la rete di comuni coinvolti e rafforzare la filiera del tartufo come asset strategico per lo sviluppo locale.”

 

    Condividi l'articolo su: