“Non mi lascio strumentalizzare: non partecipo. La Crpo di Basilicata non ha mai deliberato l'adesione all'iniziativa”. Lo dicono le componenti della Commissione: Giordano, Di Stasio, Lamorte, Pizzolla, Pipponzi, D’Altorio, Giampetruzzi e Pepe
“Alla manifestazione del 13 febbraio, promossa a livello provinciale dall'Associazione Telefono Donna e dalla Camera del Lavoro territoriale Cgil Potenza, aderisce anche la Commissione regionale Pari opportunità per la Basilicata, Commissione che però non ha mai deliberato alcuna adesione, pertanto la partecipazione alla detta manifestazione non è dell’intera Commissione, bensì solo di alcune commissarie”. E’ quanto precisano le componenti Pdl e Mpa della Commissione regionale per le Pari opportunità, Rosa Giordano, Rosetta Di Stasio, Giuditta Lamorte, Titti Pizzolla, Ivana Pipponzi, Chiara D’Altorio, Katia Giampetruzzi, Giovanna Pepe, le quali “esprimono il loro dissenso nei confronti della strumentalizzazione di una manifestazione avente solo fini politici, nonché nei confronti dell’adesione, alla stessa, mai deliberata dalla Crpo della Basilicata”.
Le commissarie “esprimono la volontà di chiedere chiarimenti alla Presidente della Crpo ed in mancanza di questi, si riservano di agire nelle sedi competenti”.
“La questione femminile, se così la vogliamo definire, è una questione che investe le politiche di genere, che investe le pari opportunità ed il welfare. In quanto donne – continuano le componenti della Commissione – conosciamo bene il nostro ruolo nella società che non è certo quello di velina, né di donne dal lato B; il ruolo di donna nella società, sicuramente difficile da conquistare e da mantenere, stante una congenita e diffusa idea di discriminazione di genere presente nel tessuto sociale, è quello di lottare per gli ideali in cui crediamo e di cui ci facciamo portatrici. Questo vuol dire anche aver contezza del fatto che esistono politiche sociali e politiche di genere da incentivare. Il ruolo di una donna nella società è quello di ‘essere donna’, di essere moglie, di essere madre, di essere impegnata nel proprio lavoro, di gestire il fare quotidiano, il ruolo di una donna è quello di essere presente nella società e di dare il proprio contributo a quella che è la realizzazione di una politica, aristotelicamente pensata, per il raggiungimento del bene comune, questo esclude categoricamente l’assunto che come donna ci si debba sentire bambole dal “lato B”.
“L’astensione da una manifestazione, come quella del 13 febbraio, rappresenta il no – aggiungono le commissarie – che, come donne, diciamo alla volontà di strumentalizzare la nostra mente attraverso lo specchietto per le allodole della violazione dell’immagine del nostro corpo per asservire le nostre voci a fini biecamente politici e assolutamente non sociali, qual è quello della questione femminile. La questione femminile non passa attraverso il “lato B”, ma attraverso una presa di coscienza: ciò per cui le donne devono lottare è l’affermazione della diversità di genere e delle politiche di genere per giungere ad una effettiva concreta parità, che non vuol dire trattare tutti nella stessa maniera, ma trattare situazioni diverse in maniera diversa, al fine di offrire a tutti le stesse possibilità. La questione “lato B”, come configurata all’interno della manifestazione del 13, non è una questione di politica aristotelica, tantomeno una questione di politiche di genere o di welfare, attiene a quello che viene definito il ‘mestiere più antico del mondo’ che, moralmente condannabile o accettabile, non può e non deve costituire lo strumento di una larvata (e neanche tanto) lotta politica cui le donne vengono asservite facendo, psicologicamente, leva sul concetto del proprio “Io”.