Continua e si allarga dal nord al sud e da latte e carne all’ortofrutta la mobilitazione degli agricoltori della Coldiretti alla frontiera del Brennero dove è arrivato il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina reduce dal Consiglio dei Ministri dell’agricoltura a Bruxelles dove sono state varate importanti misure di sostegno all’agricoltura. A dare aiuto agli agricoltori del Nord sono giunti rinforzi dalla Sicilia, Sardegna, Marche, Umbria, Lazio, Puglia, Calabria, e Basilicata. Sono migliaia gli agricoltori della Coldiretti che stanno verificando i contenuti dei camion dove sono stati scoperti prodotti stranieri sfacciatamente “spacciati” per italiani.
Contiene materie prime straniere circa un terzo della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole. E’ quanto emerge dal dossier presentato dalla Coldiretti al valico del Brennero. “E’ impressionante la quantità di prodotti che ogni giorno attraversa le nostre frontiere per poi finire sulle tavole di ignari consumatori trasformato in Made in Italy”, denuncia il presidente regionale della Coldiretti di Basilicata Piergiorgio Quarto, nel sottolineare che “sono tanti gli esempi di finto Made in Italy sugli scaffali, ad esempio due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere”.
La presenza di ingredienti stranieri nei prodotti alimentari realizzati in Italia è dovuta alla ricerca sul mercato mondiale di materie prime di minor qualità pur di risparmiare, dal concentrato di pomodoro cinese all’olio di oliva tunisino, dal riso vietnamita al miele cinese, offerte spesso a prezzi bassi per il dumping sociale e ambientale. Un trend che mette a rischio – denuncia la Coldiretti – un’agricoltura italiana che è diventata la più green d’Europa con il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp che salvaguardano tradizione e biodiversità, la leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, ma anche la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati.
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