Città di Potenza, Napoli: risvegliare il senso di identità

Per l’esponente del Pdl “è necessario individuare gli errori, farne tesoro e ripartire con una visione nuova e chiara sul futuro che ci attende”

“La vera identità della città di Potenza? Direi nascosta. Nascosta dietro le migliaia di facce dei cittadini disillusi, dietro la confusione di un vivere quotidiano sempre in affanno, dietro le tante difficoltà da affrontare senza la speranza in un domani migliore, ma anche dietro l’impossibilità di partecipare alla vita di comunità perché è il senso di comunità che è andato smarrito”. A affermarlo il consigliere comunale e regionale del Pdl, Michele Napoli, per il quale “a Potenza quel che manca è la ‘civiltà urbana’. Quell’insieme di servizi che la pubblica amministrazione dovrebbe rendere per agevolare la popolazione e per lasciarle lo spazio per socializzare, per rendersi e sentirsi parte attiva di un sistema. Nulla di tutto ciò”.

“Si è costretti a vivere – sottolinea Napoli – a difesa delle proprie esigenze, trascurando il principio dell’unità. Solo chi conosce la città può dire che Potenza non è quella che descrive ‘La Repubblica’ ma non è nemmeno quella di cui parla il Sindaco Santarsiero. E dunque la vera indole del potentino è nascosta. E se non si manifesta è anche colpa della politica che non ha mai creato le condizioni per un vivere sereno. Dove il merito, quasi mai è premiato, si è visto superato da logiche che hanno ridotto i margini necessari per far emergere le caratteristiche di un popolo umile, dignitoso e orgoglioso delle sue radici. Nessuno di noi vuole il male di questa città. Il disfattismo non è insito nel nostro Dna. C’è ora però la necessità di riscattarsi e lo si può fare solo perseguendo una strategia politica che determini le condizioni per far risvegliare in ognuno di noi quel senso di identità e di appartenenza che è ancora fortemente vivo”.

“E allora – continua Napoli – vanno protette e salvaguardate le vittime di situazioni che poi hanno determinato certi giudizi e vanno create le condizioni per ripartire. Abbiamo superato mille difficoltà. Si è passati dalla guerra al dopoguerra, dal sisma del 1980 alla ricostruzione, siamo pertanto temprati e pronti a lottare per riappropriarci dei nostri valori. Occorre però superare il vuoto creato delle istituzioni. Troppa distanza tra i palazzi e la realtà cittadina. È questo l’aspetto che, più di ogni altro, ha determinato lo stato di fatto attuale. Per decenni sono mancate le linee guida allo sviluppo socio-culturale, nel mentre la città è cresciuta male con la smania di voler apparire invece che essere. Alla fine pochi obiettivi sono stati conseguiti, con l’effetto di vedersi giudicati per quello che non si è. Bisogna ripartire, non c'è altra soluzione. Volgendo lo sguardo al sociale in ogni suo aspetto, curando la crescita delle giovani generazioni e lavorando per farle sentire protagonisti di un tessuto cittadino, ormai lacerato, che necessita di nuovo nerbo e di condivisone degli obiettivi”.

“La vera inchiesta da fare – conclude Napoli – è dentro gli apparati di Governo, fra chi amministra la città con l'occhio vigile alle aspettative della gente comune. Occorre insomma dare corso ad un esame di coscienza. Per individuare gli errori, farne tesoro e ripartire con una visione nuova e chiara sul futuro che ci attende. Il bene di una comunità deve prescindere dal colore politico. E' insieme che si cresce. Ed è insieme che si deve costruire per il bene comune”.

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