Cattedra Maritain, Mollica: “Dialogo per una comune civiltà”

Per il presidente del Consiglio regionale “la questione migratoria chiama in causa la nostra capacità di programmare il futuro delle società, comprendendo e governando la profondità di trasformazioni cui saremo inevitabilmente soggetti”

&ldquo;La cultura &egrave;, per definizione, terreno d&rsquo;uguaglianza tra tutte le forme che essa pu&ograve; assumere e, in questo senso, essa &egrave; al contempo fondamento e vettore di un rapporto equo. Ma la cultura &egrave; anche, per antonomasia, il luogo di incomprensioni e di grandi intese e, in quanto tale, costituisce lo spazio privilegiato di un lavoro comune e tra pari finalizzato a creare e ad arricchire un rapporto euromediterraneo. La conferma arriva proprio oggi con la visita del Presidente Mattarella e l&rsquo;inaugurazione della Cattedra Maritain, istituita presso l&rsquo;Universit&agrave; degli Studi della Basilicata, artefici di un cambiamento di prospettiva che si traduca nell&rsquo;attenzione alla persona&rdquo;.<br /><br />Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale Francesco Mollica, che oggi a Matera ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione Cattedra Maritain.<br /><br />&ldquo;Una giornata &ndash; ha aggiunto Mollica – che trova le sue ragioni in un contesto in cui, per effetto degli incroci tra popoli e idee, il ritmo del cambiamento non consente sempre di individuare quanto &egrave; rimasto di immutato all&#39;interno delle diverse civilt&agrave; teatro di queste trasformazioni. Affinch&eacute; si costruisca un futuro comune tra le diverse civilt&agrave; bisogna porsi insieme alla testa di questa evoluzione perseguendo due obiettivi: il dialogo con l&rsquo;altro e l&rsquo;ambizione di costruire una &lsquo;comune civilt&agrave;&rsquo; al di l&agrave; della legittima diversit&agrave; tra le culture ereditate, una condizione che andrebbe condivisa da tutti. La volont&agrave; politica di dar vita ad un&rsquo;iniziativa come questa scaturisce dalla presa di coscienza di questa necessit&agrave;&rdquo;.<br /><br />A parere di Mollica &ldquo;l&rsquo;azione consiste a sviluppare un dialogo interculturale, non solo nel senso tradizionale del termine, ma soprattutto nell&#39;accezione antropologica estesa a tutti gli aspetti concreti che una cultura pratica assume nel quotidiano: istruzione, ruolo della donna, immagine delle popolazioni originariamente immigrate, ecc. Perch&eacute; privilegiare un simile rapporto? Non certo per prevenire uno scontro tra civilt&agrave; ma piuttosto nella certezza che le due sponde del Mediterraneo scopriranno nel quotidiano le loro complementarit&agrave; principali; ed &egrave; oggi che bisogna prepararsi. L&rsquo;inaugurazione della cattedra Maritain e del corso su &lsquo;Pace e dialogo tra le religioni e le culture del Mediterraneo&rsquo; sono certo che creer&agrave; le condizioni propizie per un armonioso connubio delle diversit&agrave; culturali, per una libert&agrave; di coscienza senza riserve e espressa in tutte le sue dimensioni, e per la neutralit&agrave; della sfera pubblica. Cos&igrave; riunite, queste condizioni possono garantire una secolarizzazione aperta, in assenza della quale sar&agrave; duro sconfiggere i pregiudizi razzisti, in particolar modo antisemiti e islamofobi&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Bisogna andare oltre l&#39;emergenza, vista oggi come un &lsquo;problema&rsquo; per le comunit&agrave;, e guardare &ndash; conclude Mollica – all&#39;immigrazione come un fatto che deve essere affrontato partendo da un&rsquo;integrazione concreta. Bisogna, dunque, puntare sempre pi&ugrave; ad un approccio di accoglienza, uscire fuori dall&#39;assistenzialismo per realizzare pienamente quel percorso di interazione e integrazione per restituire piena dignit&agrave; alla persona. La questione migratoria chiama in causa la nostra capacit&agrave; di programmare il futuro delle societ&agrave;, comprendendo e governando la profondit&agrave; di trasformazioni cui saremo inevitabilmente soggetti. Bisogna lavorare dunque per sensibilizzare i cittadini lucani aiutandoli a sconfiggere quella paura della diversit&agrave; che domina i paesi occidentali, per evitare, per dirla con Tzvetan Todorov, che sia &lsquo;la paura dei barbari a renderci barbari&rsquo;&rdquo;.&nbsp;

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